Ronzulli fatta fuori anche dal ponte di comando di Forza Italia: Marina e Piersilvio hanno non solo riallacciato con Meloni, ma fatto capire che il partito lo terranno nelle loro mani

Carlo Tecce per https://espresso.repubblica.it

“IL GOVERNO DI MARIO DRAGHI CADDE PERCHÉ LA COPPIA TAJANI-RONZULLI NON ERA VALORIZZATA, ERA DELUSA, RANCOROSA” – “L’ESPRESSO” CONFERMA QUANTO DAGO-ANTICIPATO, CIOE’ CHE MARINA E PIER SILVIO BERLUSCONI HANNO RIMESSO A POSTO LICIA RONZULLI AFFIDANDO A GIANNI LETTA IL COMPITO DI PORTARE LA PACE TRA IL CAV E GIORGIA MELONI: “DOPO LE UMILIANTI FIGURACCE AL SENATO, PER AMOR DI AZIENDE E DI PADRE, I FIGLI HANNO PRESO IN MANO LA SITUAZIONE” – “LE CONSEGUENZE ARRIVANO ANCHE ALLA GESTIONE DI FORZA ITALIA: BERLUSCONI LASCERÀ IL SUO PATRIMONIO POLITICO AGLI STESSI A CUI HA LASCIATO IL SUO PATRIMONIO ECONOMICO…”

Lo si può dire brutalmente, e finanche con sentimento liberatorio, che le poltrone (le cadreghe, le sistemazioni o le serissime responsabilità!) guidano la lettura dei fatti politici. E dunque si può dire brutalmente che il governo di Mario Draghi cadde anche perché in quel momento la coppia forzista Antonio Tajani e Licia Ronzulli era in piedi, non valorizzata, non cooptata, delusa, forse rancorosa.

Antonio, che ha l’agenda del partito: candidature, alleanze, strategie. Licia, che ha l’agenda di Berlusconi: filtro per incontri, telefonate, interviste. Ronzulli ha sfogliato per settimane il catalogo dei ministeri e però si è arresa (fino a che punto lo vedremo) dinanzi al veto di Giorgia Meloni. Oggi la senatrice si è seduta alla testa del gruppo di Forza Italia a palazzo Madama. Ha perso la guerra governativa, può rilanciare con la guerriglia parlamentare.

Cos’è successo in questi giorni di conversioni è il tema che può aiutare a comprendere – e semmai a prevenire – quel che succederà. Con Berlusconi che prima annota a favore di fotocamera pesanti insulti per Meloni e poi va umile pellegrino alla sede di Fratelli d’Italia per omaggiare Giorgia.

S’è scritto che è intervenuta la famiglia di Arcore con il primo maschio e la prima femmina del primo matrimonio e cioè Pier Silvio e Marina, s’è scritto che gli affari di famiglia sono ancora prevalsi, s’è scritto che il mediatore Gianni Letta ha esercitato di nuovo il suo potere di levigatore di angoli e fustigatore di asprezze. Quando si parla – nello specifico, si scrive – di Silvio Berlusconi non c’è mai una versione che conduce a una verità, ma ci sono più versioni che spesso non conducono a mezza verità.

Per motivi di ancestrale pudore, i cortigiani hanno sempre  taciuto sul decadimento politico (e fisico) del capo Silvio che girava col sole in tasca. Le molteplici figuracce in Senato (proseguono, come per i regali di Putin), inaugurate col vaffa a Ignazio La Russa, hanno allarmato la famiglia di Arcore e l’unico di cui la famiglia di Arcore si fida.

A Letta hanno consegnato il duplice compito di «rifare l’immagine e fare il governo». Certo, Fininvest e Mediaset hanno sempre l’esigenza di avere rapporti eccellenti con Palazzo Chigi. Ovvio, non ci si deve abituare al conflitto di interessi (benché gran parte dei politici l’abbia dimenticato da tempo). Sì, esatto: c’è un però.

Stavolta Marina e Pier Silvio con lo sherpa Letta hanno sbrogliato una complicata faccenda politica intrecciata a una delicata situazione privata. E le conseguenze di ciò non si fermano al patto con Giorgia in via della Scrofa, passano per il castigo dorato di Ronzulli e arrivano alla  gestione di Forza Italia e delle varie residenze dove regnano Ronzulli e la quasi moglie nonché deputata Marta Fascina. Ci si è domandato per vent’anni a chi Berlusconi avrebbe lasciato il suo patrimonio politico. Pare agli stessi a cui ha lasciato il suo patrimonio economico.

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