Immigrazione clandestina, Meloni stoppa Salvini e gli leva la delega al controllo delle Capitanerie di porto: vuole che lavori alle infrastrutture e non passi il tempo a fare propaganda a spese dello stato

Il day one del nuovo governo a guida Giorgia Meloni crea già scompiglio nella focosa maggioranza di destra. La linea decisionista della neo presidente del Consiglio, che sulla lista dei ministri non ha accettato grandi mediazioni con gli alleati, riserva delle sorprese amare per Lega e Forza Italia.

È in particolare il Carroccio, e il suo segretario Matteo Salvini, a dover fare i conti col boccone più amaro. Tutta colpa del ministero del Sud e delle politiche del Mare, un dicastero ‘senza portafoglio’ affidato all’ex governatore della Regione Sicilia Nello Musumeci.

Un ministero che porta in dote competenze variegate e che non a caso fa scattare un campanello d’allarme in casa Lega, che si è vista affidare il ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità sostenibili a Salvini, per poter così controllare porti e Capitanerie nella ‘battaglia identitaria’ sull’immigrazione, dopo la doccia fredda del ‘no’ al ministero dell’Interno ricevuto dalla Meloni.

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Le deleghe del ministro Musumeci non assorbiranno alcuna competenza attualmente in capo al ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili, che sarà guidato da Matteo Salvini”, fa sapere a stretto giro il partito, che non ne vuole sapere di perdere le competenze sul tema, da sfruttare a livello politico-elettorale per ribadire la linea dura sui migranti.

In realtà, nonostante la nota del Carroccio e rassicurazioni della Meloni, la partita sulle competenze dei due ministeri resta apertissima. Basta infatti un decreto per spostare le deleghe da Infrastrutture ‘salviniane’ al dicastero del Sud di Musumeci.

A giocare contro questa ipotesi è la questione del ‘portafoglio’: il ministero del Mare e del Mezzogiorno farebbe pesare sul bilancio di Palazzo Chigi tutti i costi di gestione delle capitanerie, non avendo fondi suoi a disposizione.

D’altra parte il ‘no’ della Meloni all’ipotesi di un Salvini bis al Viminale, giustificato per la nota faccenda di Open Arms e del processo in corso contro il leader della Lega, che impedisce per una questione di opportunità un suo ritorno agli Interni, vale anche per la gestione dei porti. 

C’è poi un secondo problema per la Lega, ovvero la gestione dei fondi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Con un colpo di mano la gestione di questa delega è stata affidata dalla premier al fedelissimo Raffaele Fitto, anche ministro degli Affari europei. L’ennesimo boccone amaro da mandare giù per Salvini che, scrive Repubblica, aveva programmato un tour in giro per l’Italia, seguendo la mappa dei progetti finanziati da Bruxelles per piazzarci sopra la ‘bandierina’ del Carroccio.

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