Crisanti fa il fenomeno e si fa intervistare per spiegare la sanità italiana come fosse un Nobel: peccato l’abbia distrutta il partito che lo ha eletto

Festival Salute 2022, Andrea Crisanti dialoga con Massimo Giannini: una nuova politica per la salute degli italiani

“Fra pochi anni avremo una sanità sottofinanziata, obsoleta e con pochi medici a meno che non vengano fatti interventi tempestivi. Una delle priorità è formare più medici”, così il senatore e microbiologo Andrea Crisanti intervistato dal direttore de La Stampa Massimo Giannini

“Meloni non sa di che parla. Il modello cinese”, battezzato ‘zero Covid’, “non è proprio stato applicato all’Italia. Le nazioni che hanno applicato il modello cinese, come la Nuova Zelanda e l’Australia, o la Sud Corea e il Giappone, sono uscite da questa epidemia a testa alta, con un bassissimo numero di morti e pochissimi danni economici. Il problema semmai è che l’Italia non ha applicato il modello cinese”. E’ la visione di Andrea Crisanti. Il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, candidato dal Pd come capolista al Senato nella circoscrizione Europa, entra nel dibattito aperto dalle parole della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che ha criticato il modello Speranza in materia di gestione Covid e ha detto che in caso di ritorno di una pandemia “non accetteremo più che l’Italia sia l’esperimento dell’applicazione del modello cinese a un Paese occidentale”.

Crisanti replica citando invece “il modello testato a Vo’ Euganeo, cioè quello dei test di massa”, e osserva all’Adnkronos Salute: “Meloni non sa di cosa parla. Non è una colpa sua, perché non ha le competenze scientifiche e forse non è circondata dalle persone giuste. Il modello cinese non è il lockdown – precisa – Il modello cinese è la sorveglianza di massa che è stata applicata con successo in Giappone, in Corea, in Vietnam, in Australia, in Nuova Zelanda – elenca – Modello che poi è stato abbandonato nel momento in cui sono arrivati i vaccini. Quindi di che si sta parlando?”.

Crisanti ammette d’altra parte che il modello cinese non può essere più valido per il futuro. “Perché il virus è cambiato e ha un’altissima trasmissibilità. Sarebbe quindi difficilmente applicabile”, ragiona. Se dovesse invece arrivare una nuova pandemia portata da un nuovo virus, “non si può dire” a priori che non sarebbe utile adottarlo. “Il punto fondamentale, guardando a Covid, è che il modello cinese non è stato applicato in Italia e stiamo discutendo di una cosa che non esiste”, incalza. Speranza poteva fare scelte diverse? “Vanno considerate le complessità legate al fatto che l’Italia fa parte della Comunità europea e questo forse avrebbe reso molto difficile il modello che ha permesso con successo di controllare l’epidemia in altri Paesi, perché la libera circolazione di merci e di persone mal si adatta con un modello che impone controlli. Speranza – conclude Crisanti – ha fatto quello che poteva. Punto”.

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