“Non ho mai vissuto un momento politico mondiale così pericoloso. Speriamo bene. Siamo in una vera e propria guerra, senza però che ci siano dei filoni per costruire la pace. In questo la cooperazione è una strada. Se non si muovono le grandi potenze noi siamo poca cosa”. A dirlo è l’ex premier e presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli Romano Prodi a margine della giornata di apertura del festival della cooperazione di Cefa ‘Gente Strana’, a Bologna dal 14 al 16 ottobre in occasione del 50/o anniversario della stessa Cefa.

“Abbiamo due avvenimenti politici adesso: il congresso del Partito comunista cinese e le elezioni americane – prosegue Prodi – Di solito, dopo i grandi avvenimenti qualcosa di nuovo succede. Speriamo”.

Zuppi: “No alla logica della speculazione”

Bisogna rivedere i sistemi economici, nel complicato contesto geopolitico attuale, e bisogna farlo “considerando le difficoltà. Come al solito, le difficoltà rivelano le debolezze e le fragilità, come è stata la pandemia che ha rivelato tante fragilità sia personali sia di sistema. La difficoltà che stiamo vivendo, sia quella della guerra con tutte le conseguenze economiche e soprattutto legate all’energia, ci devono far scegliere insieme delle risposte” ha evidenziato l’arcivescovo Matteo Zuppi. Il presidente della Cei ha di recente esortato alla pace come unica vittoria.

Servono quindi risposte, raccomanda il cardinale, “che guardino lontano, non alla contingenza o nell’immediato oppure, peggio ancora, alla logica della speculazione, di cui ci sono ampi segni pericolosi e gravi. Dobbiamo pensare invece a qualcosa di sostenibile, e credo che questo non si trovi nel proprio piccolo. Il salva te stesso porta al tutti contro tutti, citando papa Francesco. Forse il salvarci insieme porta invece al tutti insieme a tutti”.

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Cefa: “La guerra fa più male della pandemia”

“Sta facendo più male la guerra della pandemia, almeno nei paesi dove siamo noi, perché la guerra crea un senso di grandissima mancanza di prospettiva” ha detto il presidente di Cefa, Raoul Mosconi. “La pandemia l’abbiamo affrontata anche nelle popolazioni più povere della Somalia, abbiamo cercato di portare i kit, di aiutare le popolazioni giovani e siamo riusciti anche grazie all’esempio dell’Italia, che è stata capace di gestire la pandemia in maniera esemplare dal punto di vista della sanità pubblica. La guerra invece – ha aggiunto – è una incognita che mette in grande difficoltà, perché l’aumento dei prezzi alimentari già da tempo si stava verificando e oggi la ricostruzione può passare solamente per una prospettiva di un’agricoltura che riprende a produrre cereali, a produrre cibo e soprattutto prezzi contenibili e contenuti, perché non ci se la fa”.

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