“Cosa dovrebbe fare Giorgia Meloni dal disastro provocato dalla guerra” La puntigliosa analisi di Alessandro Meluzzi

La stra-vittoria del Centrodestra, e in particolar modo, di Giorgia Meloni, fa molto discutere. Sono in molti a chiedersi, per esempio, se dopo tanti anni di battaglie dall’opposizione, la leader di Fratelli d’Italia darà seguito a tutte quelle promesse su cui gli italiani, evidentemente, hanno dimostrato di fare affidamento. La nuova stagione politica italiana, in ogni caso, si è aperta con una notizia destinata ad avere serie ripercussioni sugli equilibri mondiali: la fuga di gas dal gasdotto Nord Stream, per cui Mosca ha già accusato gli Stati Uniti. L’ipotesi del sabotaggio resta sul tavolo. Alla luce di tutti questi eventi, è inevitabile una riflessione sul ruolo che potrebbe (o dovrebbe) giocare il nostro Paese nei prossimi anni. A far luce sul tema è il Professor Alessandro Meluzzi.

I precedenti storici: la Germania di Adenauer

“Che noi siamo una colonia, non c’è nemmeno bisogno di dimostrarlo, basti pensare al caso Mattei o al caso Moro. Non siamo in un Paese sovrano. Se sappiamo di stare in una colonia e di dover fare politica e cultura in una colonia, dobbiamo anche fare delle riflessioni molto forti. La Germania, uscita demolita dalla Prima, ma soprattutto dalla Seconda Guerra Mondiale, scelse nel 1949 un leader furbo e intelligente come Adenauer, il quale capì che per una Germania divisa in due c’era una sola possibilità, quella di riconciliarsi con la Francia di De Gaulle, che era uscita semi-vincitrice ma non aveva aderito alla NATO e si era dotata della forza nucleare di difesa e sostenere. Allora, come sosteneva De Gaulle, anche Adenauer iniziò a sostenere che ci volesse un’unica Europa dall’Atlantico agli Urali. Questo ha dato luogo a una politica europea che ha parzialmente tutelato l’autonomia degli europei, soprattutto per i francesi e per i tedeschi.

Italia-USA: storia di una dipendenza

“In Italia c’è stato un tasso di dipendenza dalla massoneria inglese e americana e dal deep state americano molto più forte, e lo si è visto in vicende come quella della strategia della tensione, dell’uccisione di Moro (che proponeva di fare una politica simile a quella francese o tedesca). All’Italia non è mai stata riconosciuta tutta questa autonomia. Anche quando Berlusconi arrivò ad avere dopo le elezioni del 2008 molto potere, fu sufficiente che qualcuno gli battesse la mano sulla spalla per farlo togliere delle scatole. E una delle ragioni per cui lo fece fu perché trafficava un po’ con Gazprom su alcune questioni che riguardavano, anche qui, l’energia, e questa fu una delle ragioni della rottura col deep state nordamericano. Noi dobbiamo sapere queste cose per poter piano piano negoziare dei gradi di autonomia da questo potere, rendendo però chiaro alla gente quello che succede”.

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Verso le elezioni di mid-term: “Lì si deciderà il futuro”

“Le vere sorti non si decidono in queste elezioni fantoccio in Italia, ma nelle elezioni di mid-term del 2 novembre, ed è per questo che io temo che il deep state americano scatenerà almeno l’aborto di una guerra mondiale da adesso al 2 novembre. E ricordatevi che le testate nucleari che stanno ad Aviano potrebbero portare a qualsiasi cosa. Adesso vedremo quale sarà la reazione dopo quanto accaduto al Nord Stream. Ma la cosa peggiore che una classe dirigente può fare è non dire la verità, soprattutto a sé stessa. Io capisco la mia amica Giorgia Meloni, che sa che senza il placet del deep state americano non potrà mai fare il Presidente del Consiglio, ma serve fare il Presidente del Consiglio di una colonia? La risposta è sì, purché si sappia che si fa il Presidente del Consiglio di una colonia. Una grande politica di una colonia che porti ad allearsi con il mondo repubblicano americano, depotenziando un deep state corrotto globalista. E soprattutto, non bisogna raccontare balle agli italiani. Giorgia Meloni dovrebbe restare sotto l’egida americana ma nel frattempo promuovere una Conferenza di pace sulla guerra in Ucraina con grandi Paesi come il Brasile, l’Uruguay, l’India e la Cina. Già questo sarebbe un elemento rivoluzionario”.

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