Dalla Morani al sedicente virologo Lopalco, ecco il godurioso elenco dei trombati eccellenti PD che finalmente da oggi dovranno cercarsi un lavoro vero

Una strage di personaggi eccellenti. Ma in realtà non è un crimine. Semplicemente il popolo italiano è andato finalmente a votare e ha detto basta a una serie nutrita di personalità della sinistra. Sicuramente ne dimenticheremo qualcuno, ma i nomi eccellenti che non rientreranno in Parlamento fanno scalpore. A cominciare da Emma Bonino. L’esponente radicale ha fatto praticamente tutto. Alla Camera fece capolino ben 46 anni orsono, nel 1976. Deputata, senatrice, europarlamentare, tre volte ministro, commissaria europea: può succedere che a volte finisca. Soprattutto quando il partito a cui hai dato la tua immagine non raggiunge il 3 per cento e nella sfida con Carlo Calenda ti fai battere da una gagliarda esponente di Fratelli d’Italia come Lavinia Mennuni. Spiccano a Roma anche due donne di nome del Pd, come Monica Cirinnà e Patrizia Prestipino: entrambe, in verità, avevano fiutato l’aria. Il partito non le ha salvaguardate – a differenza di altre – e le ha mandate allo sbaraglio in collegi complicati e senza “paracadute”. Daranno battaglia, anche se Enrico Letta si sottrarrà alle loro grinfie con la inevitabile fuga già annunciata.

ASTIO E LIVORE A proposito, a Roma torna a casa anche un sinistro meno noto, ma molto astioso come il segretario romano del Pd, Andrea Casu. Ha respirato l’aria di Montecitorio per pochi mesi. Nel prossimo Parlamento mancherà Emanuele Fiano, strapazzato nel collegio lombardo di Sesto San Giovanni da Isabella Rauti, che aveva tentato di delegittimare in tutti i modi. Ma la strategia si è rivelata sballata, col livore – lo ha dimostrato anche il fallimento della campagna anti Meloni – non si ottengono più risultati. Trombato pure lui.

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Così come ha rischiato grosso un personaggio noto come Carlo Cottarelli: il collegio che gli hanno rifilato gli è stato sottratto con la consueta eleganza da Daniela Santanchè (‘ste donne di Fdi hanno fatto faville in questo giro), l’economista si salva grazie al posto che Letta gli ha regalato nel proporzionale. Fanno rumore altre esclusioni eccellenti, come quella del renziano toscano (rimasto nel Pd) Andrea Marcucci, triturato a Livorno dal leghista Manfredi Potenti. Lo scrutinio senatoriale è stato salutato con un boato consistente accompagnato da quello per la Camera: nel territorio meno vasto per Montecitorio correva Andrea Romano. Si può immaginare la gioia degli elettori di centrodestra alla notizia della vittoria su di lui della forzista Chiara Tenerini. In Toscana degna di menzione la sfida di Pisa: il leghista Edoardo Ziello ha stracciato il costituzionalista del Pd Stefano Ceccanti. Letta lo aveva dirottato lì. Anche lui sa chi ringraziare. In Emilia ci aveva provato anche Pippo Civati, leader di quella sinistra riunitasi nel movimento Possibile e che voleva rappresentare l’alternativa a Pierferdinando Casini, di cui pure era alleato. Risultato: Civati a casa e Casini in quella dove dimora da decenni, prima la Camera e ora il Senato. Meritano una prece e una segnalazione a Chi l’ha visto l’assessore del governatore folle Emiliano, Pierluigi Lopalco, virologo voluto in lista da Speranza (che resta alla Camera ma non più al governo) e Alessia Morani. Quella della deputata marchigiana era un’altra impresa disperata, in una condizione di evidente impossibilità di elezione.

Ma anche lei ha voluto lottare lo stesso e si distingue dal resto del suo partito: «Complimenti a Giorgia Meloni prima donna italiana che vince le elezioni politiche. Meloni è leader della coalizione vincente e si avvia a formare il primo governo italiano a guida femminile». Poi la stilettata ai suoi: «Sulla catastrofe del Pd e del centrosinistra ne parleremo diffusamente». Altre bocciature inaspettate? Il sindacalista Marco Bentivogli, l’ex presidente della Toscana Enrico Rossi(distintosi in insulti incredibili a Matteo Salvini fino all’ultimo giorno) e Bobo Craxi, in Sicilia. Ma ce l’ha fatta sua sorella Stefania sul fronte opposto, con Forza Italia e il centrodestra. Infine, ma chissà quanti altri, un altro trombato speciale. Un assessore del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri: Andrea Catarci, che ha chiesto di tentare l’avventura. Il destino gli ha messo contro Giulia Bongiorno (Lega)e dovrà continuare a restare in Campidoglio, anche se dovrà spiegare con quale faccia.

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Tutti i “trombati” che non ci mancheranno

L’esclusione più clamorosa riguarda senz’altro Luigi Di Maio, asfaltato nell’uninominale alla Camera del collegio Campania 1 Napoli-Fuorigrotta. Il ministro degli Esteri uscente ha concluso il «volo d’angelo» dei giorni scorsi con il grugno spappolato sul selciato. E’ uscito sconfitto dalla sfida con il pentastellato Costa, senza possibilità di ripescaggio: il suo partito non è riuscito nemmeno a passare lo sbarramento dell’1% previsto per le coalizioni. I meme sul suo ritorno all’occupazione di bibitaro stanno letteralmente intasando le piattaforme social.

L’amara sconfitta della Cirinnà

Tra i super trombati anche Monica Cirinnà del Partito democratico, che realizza il 20,95 % contro il 48,65 di Ester Mieli del centrodestra nel collegio uninominale Lazio U-04. Una sfida che all’autrice del noto slogan Dio, patria, famiglia, che vita di mer*a è apparsa subito impossibile, tanto da farci inizialmente assistere al teatrino della sua finta rinuncia quando le era stato comunicato che avrebbe dovuto fare campagna elettorale tra i poveracci delle zone più «difficili» della Capitale. Ovvero, in collegi non blindati dove avrebbe dovuto effettivamente andare a cercarsi i voti. «Ho ricevuto uno schiaffo», aveva frignato, per poi scegliere «la strada del coraggio» accettando la candidatura. Non è colpa sua se non ce l’ha fatta, non è colpa sua se ai disoccupati di Tor Marancia, a quei — diciamocelo — poveracci non sono interessati i comizi sull’importanza dei cessi no-gender.

Fiano contro Rauti

Esclusione clamorosa e che ha il sapore agrodolce dell’ironia anche per Emanuele Fiano del Partito democratico, stracciato da Isabella Rauti nel collegio uninominale del Senato di Sesto San Giovanni, l'(ormai) ex Stalingrado d’Italia. Fiano ha raccolto il  30.80% dei voti, la figlia dell’ex segretario dell’Msi e fondatore di Ordine Nuovo Pino Rauti lo ha staccato nettamente con il 45.4%. Stessa sorte subisce Carlo Cottarelli, candidato all’uninominale del Senato a Cremona contro Daniela Santanché: la pitonessa ottiene il 52,17% dei voti, distanziando di un abisso lo sfidante Pd che si attesta sul 27.37%.

Anche Bonino e la Bellanova a casa

Va ad aggiungersi all’elenco dei trombati anche Emma Bonino: la leader di +Europa sembrava aver vinto il derby romano con Calenda, ma Livia Mennuni del centrodestra le sfila il seggio da sotto le terga (36,9% contro il 33% della ex radicale). Con lo sbarramento solo sfiorato del partito, Emma Bonino deve dire addio al ripescaggio e all’elezione. Il suo sogno di distruggere la famiglia, affossare la natalità e riempirci di immigrati finisce per ora nel cassetto. Chissà se sta piangendo anche la Bellanova, che alle sue lacrime ci aveva ben abituati firmando in piena pandemia la sanatoria pro immigrati più inutile e dannosa della storia. L’ex ministro dell’Agricoltura e viceministro delle Infrastrutture conferma di non essere stata eletta nel collegio plurinominale per il Senato in Puglia, dove era capolista per il Terzo polo.

Centrosinistra

Partiamo dalla coalizione di centrosinistra, dove sono stati “trombati” diverse personalità importanti dei partiti politici. Tra questi vi sono:

Emma Bonino, leader di +Europa

Emanuele Fiano (Partito Democratico), che ha perso la sfida nel collegio uninominale dov’era candidato

Monica Cirinnà, esponente del Partito Democratico e nota per essere stata prima firmataria della legge sui diritti civili

Luigi Di Maio (Impegno Civico), ministro degli esteri uscente ed ex capo politico del Movimento cinque stelle

Lucia Azzolina (Impegno Civico), ex ministra dell’istruzione passata con Di Maio

Manlio Di Stefano (Impegno Civico), viceministro degli esteri uscente poi passata alla corrente “dimaiana”

Laura Castelli (Impegno Civico) viceministra dell’economia, ex grillina passata poi con Luigi di Maio

Vincenzo Spadafora (Impegno Civico) ex ministro dello sport nel governo Conte II e poi passato con Luigi Di Maio

Stefania Prestigiacomo, ex forzista con alle spalle tante legislature in Parlamento, è fuori.

Era in parlamento da 28 anni consecutivi.

Filippo Sensi, ex deputato del partito democratico

Enzo Maraio, socialista, ha perso uno dei collegi considerati blindati dal Pd.

Francesco Emilio Borrelli, volto storico dei Verdi Campani

Pier Luigi Lopalco, virologo in lista con il centrosinistra ed ex assessore della giunta in Regione Puglia, non è stato eletto

Pippo Civati (possibile) non è stato eletto

Centrodestra

Il senatur leghista Umberto Bossi, dopo 35 anni in Parlamento, non è stato rieletto in Parlamento

Stefano Caldoro, ex presidente della regione Campania per il centrodestra, ha fallito l’elezione

Armando Siri, leghista fedelissimo di Salvini ed ex viceministro delle infrastrutture, non è stato rieletto nonostante fosse capolista al proporzionale

Andrea Mandelli, storico esponente di Forza Italia, è anche lui fuori dall’emiciclo parlamentare

Giulio Centemero (Lega)

Simone Pillon (Lega) conosciuto per la sua difesa della “famiglia naturale”, non ha ottenuto la riconferma

Alessandro Morelli, altro fedelissimo di Salvini, è un altro dei leghisti esclusi

Vittorio Sgarbi ha perso il suo collegio uninominale contro Pier Ferdinando Casini

Azione – Italia Viva

Luciano Nobili (Italia Viva), renziano, non è riuscito a tornare in parlamento

Teresa Bellanova (Italia Viva) ex ministra dell’agricoltura, non è stata riconfermata

Altri politici “trombati” alle elezioni

L’ex senatore Gianluigi Paragone (ItalExit) non è riuscito con la sua lista a raggiungere il 3% ed è fuori dal nuovo parlamento.

Valentina Vezzali, sottosegretaria allo sport del Governo di Mario Draghi

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