Nuovo Governo, toto-Ministri Guido Crosetto probabile sottosegretario alla Presidenza dei Ministri: praticamente a lui spettera’ il ruolo di ‘angelo custode’ di Giorgia Meloni

Tommaso Labate per corriere.it

Tra le decine di cose che le passavano per la testa nel momento in cui l’altra notte citava la parola «responsabilità», nel suo unico discorso dopo le elezioni di domenica, la più urgente, per Giorgia Meloni, riguarda la composizione del mosaico del governo che verrà. «Responsabilità», ovviamente, nel rapporto col Quirinale.

«Responsabilità» nei rapporti con l’esecutivo uscente e con Mario Draghi. «Responsabilità» nel dialogo con l’Unione europea. «Responsabilità», di nuovo, nella gestione dei rapporti con Lega e Forza Italia, resi dal gap elettorale più semplici per un verso ma molto più complicati per un altro.

E così, quando nella sua cerchia ristretta s’è iniziata a fare largo la «questione Salvini», relativa alla voglia mai nascosta del segretario della Lega di tornare al Viminale, contemporaneamente s’è avanzata anche una possibile soluzione. La somma di tutte le «responsabilità» sembra aver definitivamente sbarrato la strada del ritorno del leader leghista al ministero dell’Interno. E così, dentro il selezionatissimo pacchetto di mischia meloniano che ha cominciato a gestire la pratica delle caselle di governo, ha iniziato a farsi strada un identikit: quello del prefetto di Roma, Matteo Piantedosi.

Uno a cui Salvini, che l’ha avuto come capo di gabinetto proprio al Viminale all’epoca del governo gialloverde, difficilmente può dire di no. Ovviamente l’istruzione della pratica è soltanto all’inizio. Vale per tutti i ministeri che vanno concertati anche col Quirinale. Compresa l’Economia, per la quale la presidente del Consiglio in pectore ha già ricevuto un «no» (leggasi Fabio Panetta, membro del board della Bce); compresa la Giustizia, per cui si eviteranno tensioni come quella che sul nome di Nicola Gratteri, nel 2014, si creò tra Matteo Renzi e Giorgio Napolitano.

Il nome in cima ai desiderata di FdI è quello del magistrato Carlo Nordio. Ma, sempre in nome della «responsabilità», nessuno alzerà barricate. Si fa strada anche Giulia Bongiorno, rieletta con la Lega. Ma è più probabile che la nota penalista, a cui nelle ultime ore tutti stanno predicendo un nuovo futuro da ministra, possa tornare alla Pubblica amministrazione, incarico ricoperto già all’epoca del Conte I.

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La parte della matassa più agevole da sbrogliare, si fa per dire, riguarda la delegazione di Fratelli d’Italia. «Ho rimesso la cravatta dopo anni perché questo è un momento della mia vita che meritava di essere onorato», ha detto l’altra notte Guido Crosetto intervenendo in diretta in piena notte allo Speciale TgLa7 di Enrico Mentana. Al contrario dell’ex premier greco Alexis Tsipras, che si era candidato alla guida del suo Paese togliendosi la cravatta, per il co-fondatore di Fratelli d’Italia il gesto di indossarla sa di un ritorno alla politica. Rimasto ancora una volta per sua scelta fuori dalle liste, Crosetto avrebbe davanti a sé due destinazioni: il ministero della Difesa o Palazzo Chigi, con i galloni di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

Forte di uno score elettorale che darà alla sua leader la capacità di muoversi con più disinvoltura nei futuri vertici con gli alleati, Fratelli d’Italia ha il problema dell’abbondanza. Ignazio La Russa deciderà se entrare nell’esecutivo o tentare la corsa alla presidenza del Senato, di cui è stato vicepresidente. Mentre Francesco Lollobrigida potrebbe lasciare la postazione di capogruppo a Montecitorio per trasferirsi al governo.

Dove? Alle Infrastrutture, per esempio, dossier di cui si è occupato in passato da assessore del Lazio. Se a Giovanni Donzelli sarà chiesto di guidare la nutritissima pattuglia di deputati, a Giovanbattista Fazzolari — capo del centro studi di FdI e «uomo delle idee» — il futuro può riservare la riapertura del vecchio ministero per l’Attuazione del programma di governo, un must del vecchio centrodestra berlusconiano. A Raffaele Fitto, ufficiale di collegamento con l’Unione europea, potrebbe essere riservato il ministero delle Politiche comunitarie. A un dicastero ambisce anche Antonio Tajani, che difficilmente mancherà l’appuntamento con quel ministero che gli è sfuggito all’ultimo col governo Draghi. E a un dicastero, scommettono più o meno tutti, presto tornerà anche Giancarlo Giorgetti.

 

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