Costretta a fermarsi persino l’acqua minerale italiana più famosa al mondo. Un altro pezzo del made in Italy va in crisi

La crisi energetica è un’emergenza particolarmente ostica, poiché colpisce indistintamente tutta la filiera, dal produttore al consumatore. In particolare, le aziende produttrici risentono dei nefasti effetti della carenza di materie prime, oltre che di quella energetica. Non sono soltanto gli enormi aumenti delle bollette a mettere i bastoni tra le ruote al tessuto imprenditoriale: alcuni si trovano addirittura nelle condizioni di dover fermare la produzione semplicemente perché si trovano a corto di materie.

Nel caso specifico si parla di anidride carbonica. La penuria negli approvvigionamenti del prezioso gas ha colpito anche un colosso nella produzione di acqua in bottiglia come la Sanpellegrino, oggi di proprietà della multinazionale svizzera Nestlè. L’azienda ieri e oggi (16 settembre) è stata costretta a fermare per due giorni lo stabilimento di Ruspino, nel comune di San Pellegrino (Bergamo), dove avviene l’imbottigliamento. La notizia è stata riportata dal Corriere Bergamo

A tal proposito, l’azienda della Val Brembana ha fatto sapere che «In merito ai problemi rilevati dalle aziende del settore delle bevande dovuti alla scarsità di CO2, il gruppo Sanpellegrino comunica che, a causa del persistere dei cali nella fornitura di anidride carbonica, questa settimana si è reso necessario un fermo produttivo di due giorni». Per risolvere i problemi di approvvigionamento di anidride carbonica, con cui viene addizionata anche l’acqua minerale che sgorga dalle sorgenti della Val Brembana, l’azienda continuerà a «ricercare nuove linee di approvvigionamento con l’obiettivo di ritornare il prima possibile al normale flusso di produzione».

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Ma la Sanpellegrino non è sola. Anche altri produttori sono stati colpiti dalla stessa problematica. La piemontese Sant’Anna è una di esse: due mesi fa ha dovuto fermare le linee di produzione dell’acqua gassata e delle bevande frizzanti per la stessa ragione. L’emergenza non sta risparmiando proprio nessuno, nemmeno le aziende storiche che hanno cavalcato le crisi delle passate decadi. Chi ha contribuito a questo scempio avrà sulla coscienza molte vite.

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