Bruno Vespa e lo scherzetto infame alle liste anti-sistema: Il conduttore cancella Paragone (e gli altri) dal sorteggio per la serata di chiusura con i leader

La campagna elettorale è entrata ormai nella sua fase più calda. Mancano soltanto due settimane al voto e l’Italia intera è in trepidante attesa di conoscere i nomi dei partiti che saranno chiamati a far parte del futuro governo. Negli ultimi giorni di campagna elettorale, però, è buona norma dare spazio a tutte le voci dell’offerta politica proposta ai cittadini, in modo tale da portare a conoscenza della collettività le proposte dei partiti più blasonati, ma anche e soprattutto di quelli che si pongono come anti-sistema e che, per loro stessa natura, sono meno conosciuti per via del ridotto spazio che gli viene attribuito dai media.

In particolar modo, la presenza dei leader dei partiti nelle trasmissioni televisive risulta essere fondamentale per poter quantomeno tentare di gareggiare ad armi pari nel gioco democratico. Di contro, per quanto concerne questa specifica tornata elettorale, appare solare come tutto l’establishment – con buona parte dei mass media al seguito – abbia tentato in tutti i modi di mettere i bastoni tra le ruote ai “partiti di rottura”, a partire dalla raccolta firme sotto gli ombrelloni fino alla censura su quello che impropriamente viene chiamato col fin troppo abusato termine di “sevizio pubblico”.

Ebbene, a tal proposito non ci può esimere dal riportare una notizia resa nota pochi minuti fa. Lo scandalo riguarda Bruno Vespa ed il suo Porta a Porta, considerato il programma numero uno per lo share durante la campagna elettorale. Nella giornata di oggi, infatti, è stato sorteggiato l’ordine di intervento degli ospiti per la trasmissione di giovedì 22 settembre, che andrà in onda in prima serata a partire dalle ore 21.30, tre giorni prima del voto. L’ordine dei nomi è stato tirato a sorte, dando il seguente esito: Luigi Di Maio (Impegno civico), Silvio Berlusconi (Forza Italia), Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), Giuseppe Conte (Movimento 5 stelle), Carlo Calenda (Azione/Italia viva), Matteo Salvini (Lega), Enrico Letta (Partito democratico).

Come potete notare non c’è alcuna traccia di Italexit. Bruno Vespa sembra aver arbitrariamente deciso di censurare il leader del partito anti-sistema, Gianluigi Paragone, non includendolo nella lista dei sorteggiati. Certamente un comportamento riprovevole, assolutamente non degno del conduttore di uno dei principali programmi di quel “servizio pubblico” che gli italiani, volenti o nolenti, si trovano costretti a finanziare attraverso l’odiato canone. Vista la natura pubblica delle sovvenzioni che portano lauti introiti nelle tasche del conduttore di Porta a Porta e dei suoi collaboratori, ci si aspetterebbe che i cittadini potessero usufruire di una prestazione adeguatamente super partes. Invece, come spesso accade negli studi della Rai, il servizio offerto è ben lontano dall’essere tale.

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Bruno Vespa non è nuovo a questo genere di “giochetti”. A fine agosto, infatti, fu l’Agcom a fermare le sue intenzioni di dare una sproporzionata visibilità a due particolari leader di partito. Nello specifico parliamo di Giorgia Meloni e di Enrico Letta, i quali avrebbero dovuto presenziare negli studi del conduttore per un confronto faccia a faccia in pieno stile americano. Un’iniziativa, la sua, che l’Agcom ha immediatamente bloccato in quanto “non conforme ai principi di parità di trattamento e di imparzialità dell’informazione, essendo suscettibile di determinare, in capo ai soggetti partecipanti al confronto, un indebito vantaggio elettorale rispetto agli altri”. Anche dopo questa decisione, però, Bruno Vespa sembra non aver perso il “vizietto” di gestire il noto salotto televisivo come se fosse quello di casa sua, decidendo in piena autonomia chi far sedere al tavolo degli invitati e chi no. Sicuramente l’ennesima occasione persa per la Rai per dimostrare di essere un vero “servizio pubblico”, e non un banale covo di attovagliati della politica.

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