Meloni strizza l’occhio agli anti-Ue al comizio di Milano: parla di fine della pacchia per convincere i creduloni di essere anti sistema

Meloni fa dietrofront e rinnega l’Europa “Con me al governo la pacchia è finita”

La leader di FdI parla alla piazza di Milano, strappata alla Lega, e si presenta in versione nazionalista.

DI ANGELA BARBIERI PER IL TEMPO

Prima il passaggio al Gran Premio di Formula 1 di Monza, poi il grande comizio in piazza Duomo a Milano. Domenica tutta lombarda per la leader di FdI Giorgia Meloni, alla conquista dei voti del Nord, dove la sfida è nella sfida: battere il centrosinistra, certo, ma anche replicare il sorpasso sugli alleati – Lega in primis – già avvenuto alle amministrative di giugno.

«I sondaggi? Quello che mi interessa è battere i miei avversari non gli alleati. Vorrei che se il centrodestra arrivasse al governo riuscisse a restarci per cinque anni, e mi piacerebbe che tutti i partiti di centrodestra crescessero in questa campagna elettorale», assicura Meloni prima di salire sul palco della manifestazione nel luogo simbolo del capoluogo lombardo. I toni in mattinata sono già quasi da chi ha la vittoria in tasca: «Se una donna arrivasse per la prima volta alla guida del governo, significherebbe rompere un tetto di cristallo».

Anche se poi dal palco arriva il richiamo ai sostenitori: «Siamo pronti a governare» ma «non abbiamo ancora vinto niente». Dunque niente «distrazioni» e «il 25 settembre tutti a votare», l’appello della leader. E alla Ue, dove qualcuno si dice preoccupato, l’ex ministro risponde: «È finita la pacchia, anche l’Italia si metterà a difendere i propri interessi nazionali, come fanno gli altri».

Ad assistere al discorso migliaia di militanti arrivati da tutte le province lombarde, con bandiere tricolore e t-shirt «Meloni presidente»: i duemila posti a sedere predisposti dagli organizzatori vengono subito riempiti, ma ad assistere al discorso i partecipanti sono molti di più.

Sotto al palco, addobbato con fiori verdi, bianchi e rossi e lo slogan sullo sfondo «Pronti a risollevare l’Italia», i dirigenti e i candidati lombardi del partito, tra cui Giulio Tremonti, Ignazio La Russa, Daniela Santanchè. «Il risultato in Lombardia è fondamentale- spiega Meloni – perché parliamo di una locomotiva. Noi abbiamo molto lavorato in questi anni sui temi della crescita, ai mondi produttivi e al sostegno all’impresa. Quindi per me sarebbe importante, vorrebbe dire che il messaggio è arrivato». Quindi avanti con i cavalli di battaglia: il salario minimo come «specchietto per le allodole», il reddito di cittadinanza «culturalmente sbagliato», la denatalità che non si risolve «facendo arrivare più gli immigrati come dice la sinistra», la difesa dei confini.

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«È una campagna elettorale molto violenta da parte dei nostri avversari. Abbiamo una sinistra che preferisce passare la giornata a cercare di costruire il mostro», sottolinea Meloni riferendosi alla frase pronunciata dal governatore Michele Emiliano «in Puglia dovranno sputare sangue». In mattinata l’incontro e il saluto «affettuoso» all’Autodromo di Monza con il leader della Lega Matteo Salvini, che poi si è recato ad Arcore per incontrare Silvio Berlusconi a villa San Martino. «Non sapevo che si sarebbero visti. La coalizione sta lavorando bene, stiamo facendo una campagna serena», il commento di Meloni. Quindi la rassicurazione sul dopo voto: sono «incredibili le ricostruzioni di inciuci con il Pd. Non c’è alcuna possibilità che FdI partecipi a governi e alleanze arcobaleno».

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