di Giorgio Bianchi (candidato per Italia Sovrana) da Facebook
Ieri a Lecce ho intevistato il dottor Agostino Ciucci, 22 anni di pronto soccorso, sempre in prima linea.
Il dottor Ciucci è anche istruttore, ovvero addestra i propri colleghi alle tecniche da utilizzare durante le emergenze.
Allo scoppio della pandemia il suo primario lo ha incaricato di mettere su una squadra di sei persone per gestire i casi Covid.
Fin dal primo momento Ciucci ha evidenziato tutta una serie di incongruenze riguardo ai protocolli da seguire.
Innanzitutto il famigerato “Tachipirina e vigile attesa”, una sorta di bestemmia in chiesa per un medico di pronto soccorso. Poi c’era la questione della ventilazione, a detta di Ciucci troppo violenta, e invasiva, soprattutto se esercitata nei confronti di pazienti fragili.
Perché Ciucci è uno di quei medici che mette al centro della sua pratica medica il paziente, non le scartoffie e i numeretti sui display.
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Agostino quando visitava i pazienti Covid, terrorizzati dalla propaganda mediatica e disorientati dalla perdita dei punti di riferimento, soprattutto familiari, si toglieva guanti e maschera e li confortava con sorrisi e carezze sulle braccia. Perché il primo passo verso la guarigione è l’approccio del paziente nei confronti della malattia.
Un medico sereno ispira fiducia. Una carezza fatta nel modo giusto, stimola meccanismi simili a quelli che si ingenerano durante le prime fasi del rapporto madre-figlio.
Ciucci non ha mancato inoltre di esprimere pubblicamente le sue posizioni critiche nei confronti della vaccinazione in generale e di quella pediatrica in particolare.
Per tutti questi motivi i suoi colleghi hanno pensato bene di denunciarlo all’ordine, che ha poi provveduto prontamente a sospenderlo per un mese.
Un medico che è stato in prima linea dal primo minuto dell’emergenza pandemica, che ha curato a casa più di 1000 pazienti fuori dall’orario di lavoro (gratis et amore dei), si è ritrovato inquisito semplicemente per aver onorato, al limite dell’abnegazione, il giuramento fondativo della sua professione.
Ho avuto l’onore di intervistare un eroe, e presto sentirete dalla sua viva voce la sua storia.
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