PD a picco ovunque ad eccezione di una sola regione: la rossa Emilia si conferma terra di indegni. Il sondaggio conferma al centrosinistra una percentuale superiore al 40%

Sondaggio Swg, in Emilia-Romagna centrosinistra oltre il 40%

BOLOGNA Centrosinistra sopra il 40%. Centrodestra sotto. L’Emilia- Romagna resta rossa secondo le rilevazioni di Swg, che accanto al quadro nazionale ha tracciato il profilo dei due schieramenti in alcune delle principali regioni italiane. Anzi, diventa la regione piĆ¹ rossa d’Italia. “In maniera indicativa – spiega il vicepresidente della Swg Maurizio Pessato – posso dire che in Emilia-Romagna si conferma la forza della sinistra” . Forza della sua storia passata e recente, ” con l’effetto Sardine che pare ancora aleggiare sul voto”. Ma anche del governo regionale: “In Emilia- Romagna, cosƬ come in altre regioni del Nord, sembra che il voto vari molto a seconda della qualitĆ  e del segno della guida regionale”.
Una sorta di traino dei governatori insomma, il cui peso ĆØ aumentato anche per effetto dei due anni di Covid. In questo caso si parla del peso di Stefano Bonaccini, che col suo campo largo in viale Aldo Moro puntellerebbe la compattezza di tutto il centrosinistra pure nell’urna delle politiche. Una soliditĆ  del centrosinistra che si ĆØ vista anche alle amministrative, e che ĆØ molto marcata a Bologna, dove il sindaco Matteo Lepore ha indicato una via “laburista” per il Pd. Lo stesso Lepore ha approvato ieri l’intenzione di Letta di archiviare per sempre il Jobs act: “Da anni aspettavo che un segretario del Pd lo dicesse” ha twittato il sindaco. Una mano tesa anche alla Cgil, dopo le critiche alle politiche del lavoro del Pd lanciate dal segretario regionale Cgil Massimo Bussandri.

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Ecco dunque che la coalizione Pd-Si-Verdi e +Europa appare in salute lungo la via Emilia. “Il Pd, e tutti i suoi alleati hanno percentuali di partito superiori a quelle nazionali. E la coalizione nel suo complesso va molto meglio rispetto al 2018, quando raggiunse appena il 30%. Stavolta supera il 40%”. Oltre dieci punti in piĆ¹ dei valori del centrosinistra a livello nazionale. Parallelamente, apparecapovolta rispetto a Roma la situazione del centrodestra. ” Fdi cresce anche in Emilia- Romagna, ed ĆØ sopra il 20%, ma siamo comunque su valori piĆ¹ bassi di quelli nazionali. E la sua crescita appare per ora arrivare da un travaso di voti dagli alleati” spiega Pessato. Cala di molto infatti la Lega, che starebbe sia sotto il 19% del 2018, sia sotto la media nazionale attuale, che la dĆ  attorno al12- 13%. PiĆ¹ bassa della media nazionale, infine, anche Forza Italia.

Per quello che riguarda gli altri schieramenti, il M5S sembra ammainare le sue bandiere in regione. “Siamo ovviamente lontanissimi dal 27% del 2018. Ma siamo molto sotto anche i valori nazionali”. Segno che in regione tanti pentastellati “di sinistra” sono tornati a casa. Cresce invece il Terzo Polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi: ” In Emilia- Romagna sta sugli stessi valori nazionali, attorno al 6- 7%. E prende pervalentemente voti del Pd” . Se dovesse essere confermato questo quadro, la vittoria nei collegi dell’Emilia- Romagna potrebbe comunque sorridere piĆ¹ del previsto alla sinistra. ” Si potrebbe pensare che la situazione sia migliore rispetto alle attese” . Ma le incognite sono ancora tante. Primo, perchĆ© il modo in cui sono stati tagliati i collegi tende a favorire chi ĆØ forte nei piccoli centri, come la destra. Esecondo perchĆ© resta una forte incognita sulla crescita della Meloni, che in Regione ĆØ alta ma non ai livelli che raggiunse la Lega alle Europee”.

Secondo alcuni, Fratelli d’Italia ha raggiunto un “tetto” oltre il quale, per la sua storia, non puĆ² andare. Tanto piĆ¹ in una regione a forte vocazione antifascista come l’Emilia- Romagna. Secondo altri invece anche Meloni beneficerĆ  dell’effetto band wagon, per cui negli ultimi giorni prima del voto gran parte degli indecisi sale sul carro del vincitore predestinato. ƈ quel che ĆØ accaduto con Renzi, Salvini e il M5S”. Del resto gli indecisi in regione sono tanti: circa il 20%. “Sono persone che vogliono andare a votare, ma non sanno ancora per chi. Loro potrebbero cambiare tutto

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