Meloni, non puo’ dare per scontato di diventare premier in caso di vittoria: dal Quirinale ricordano che la Costituzione non lo prevede, e che la Mummia ha il potere di decidere a suo piacimento

Marzio Breda per il “Corriere della Sera”

MARZIO BREDA: “UNA PREROGATIVA DEL CAPO DELLO STATO E’ NOMINARE IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. NON È POSSIBILE AUTOPROPORSI. INOLTRE LA COSTITUZIONE SPIEGA CHE NON C’È ALCUN AUTOMATISMO. A MATTARELLA COMPETE AFFIDARE L’INCARICO DI FORMARE UN NUOVO GOVERNO A CHI OFFRA MAGGIORI GARANZIE SULLA BASE DI UN SALDO CONSENSO DEGLI ALLEATI E DI UNA MAGGIORANZA IN PARLAMENTO. TRA I DIVERSI FRONTI CHE MATTARELLA DOVRÀ CONSIDERARE, C’È PURE LA CORNICE GEOPOLITICA E…”

«Lasciamo che i morti seppelliscano i morti». L’aria che tira al Quirinale quando la politica tenta di chiamarlo in causa fa ripensare al famoso passo evangelico di Luca, traducibile con un: non perdiamo tempo con faccende che al momento non si pongono. Applicata al presente, quella logica di distacco significa che la campagna elettorale non provocherà reazioni dal Colle, neanche a fronte a prese di posizione che in qualche modo potrebbero coinvolgere il presidente. La dichiarazione di Giorgia Meloni suscita «stupore» sul Colle.

«Se vincesse il centrodestra e ci fosse l’affermazione di FdI, non ho ragione di credere che Mattarella possa assumere una scelta diversa rispetto alla mia indicazione» a premier. Fonti del Quirinale fanno notare che è una prerogativa del capo dello Stato nominare il presidente del Consiglio e che non è possibile autoproporsi. Anche Matteo Salvini ha infatti dichiarato «io aspetto il voto, poi il presidente sceglierà, com’ è giusto che sia Non impongo nomi e ruoli a nessuno, tantomeno al presidente della Repubblica». E qui scatta il punto chiave del problema.

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La Costituzione spiega che in casi come questo non c’è alcun automatismo. A Mattarella compete, dopo aver consultato le forze politiche presenti in Parlamento, e dopo averne ascoltato indicazioni e programmi, affidare l’incarico di formare un nuovo governo a chi offra maggiori garanzie sulla base di un saldo consenso degli alleati e di una maggioranza in Parlamento. Tra i diversi fronti che Mattarella dovrà considerare procedendo alla nomina, c’è pure la cornice geopolitica e delle alleanze nella quali l’Italia è inserita, essendo il capo dello Stato garante dei trattati internazionali.

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