Salman Rushdie è ricoverato in gravissime condizioni. L’attentatore islamico lo ha massacrato: rischia di perdere un occhio ed ha gravi danni al fegato

Viviana Mazza per il “Corriere della Sera”

«Le notizie non sono buone. Salman Rushdie perderà probabilmente un occhio, i nervi di un braccio sono stati recisi, il fegato è stato danneggiato dalle coltellate», annuncia l’agente Andrew Wylie, quando ormai scende la sera di quella che era iniziata come un’ordinaria giornata di eventi letterari per il celebre scrittore.

Alle 10:47 di ieri mattina, Rushdie era salito sul palco dell’anfiteatro di Chautauqua e si era accomodato su una delle due poltroncine beige disposte sul tappeto persiano. Il moderatore del festival di quel paesino nella campagna dello Stato di New York lo stava presentando. Scrittore settantacinquenne, nato in India in una famiglia musulmana e naturalizzato britannico, costretto per dieci anni a vivere nascosto, sotto scorta, dopo la fatwa dell’ayatollah Khomeini che dall’Iran invitò i musulmani a ucciderlo… Ma l’esistenza di Rushdie era diversa ormai, era rientrato nella società.

Quando gli chiedevano delle minacce di morte, diceva: «Devo vivere la mia vita» Cittadino americano, casa a New York, aveva già partecipato a quel festival. Atmosfera rilassata, niente metal detector, si controllava solo che i 2.500 spettatori avessero il biglietto.

Stava per parlare di come gli Stati Uniti diventino, appunto, una casa per gente come lui, che cerca la libertà dell’arte, quando un uomo è corso sul palco e ha iniziato a colpirlo.

Rushdie è caduto al suolo.

Gli spettatori atterriti hanno iniziato a gridare. «Lo colpiva al torace, pugni ripetuti al torace e al collo», ha detto un testimone. Altri hanno parlato di coltellate: dieci, quindici. La polizia ha confermato che è stato pugnalato almeno una volta al collo e una all’addome.

Per qualche secondo, qualcuno ha confessato di aver creduto che fosse tutta una messinscena per rendere lo scrittore ancora controverso. Poi un gruppetto di persone ha avuto la prontezza di salire sul palco e bloccare l’assalitore. «Neanche in cinque erano in grado di tenerlo immobile – ha raccontato una di loro, Linda Abrams – Era una furia». Altri hanno circondato lo scrittore, sollevandogli le gambe, mentre il sangue che ora imbrattava la poltrona beige formava una pozza sotto di lui. Henry Reese, il moderatore, ha riportato una lieve ferita alla testa.

L’assalitore è stato identificato come Hadi Matar, 24 anni, di Fairview in New Jersey: è entrato con un regolare biglietto. La governatrice di New York Kathy Hochul ha sottolineato che è stato un poliziotto assegnato alla protezione dell’evento a salvare la vita a Rushdie. Ma pare che spettatori e organizzatori siano intervenuti per primi: molti si chiedono se non dovesse essere previsto qualcosa di più per la sicurezza di un uomo con una taglia sulla testa.

Trasportato in elicottero, Rushdie è stato sottoposto a un intervento chirurgico.«Non può parlare, è attaccato a un ventilatore», ha aggiunto in serata il suo agente, mentre da tutto il mondo letterario – Ian McEwan, Neil Gaiman, J.K.

Rowling, Stephen King, solo per citarne alcuni – e politico arrivavano messaggi di solidarietà. «Non ci intromettiamo», si è limitata a commentare la rappresentanza dell’Iran negli Usa, mentre alcuni siti della Repubblica Islamica nel dare la notizia lo descrivevano come «autore blasfemo». Il Consiglio per le relazioni americano-islamiche, invece, ha condannato fermamente la violenza.

La modalità dell’aggressione riporta a quel lontano 1991 in cui Hitoshi Igarashi, il traduttore giapponese dei «Versi satanici» fu pugnalato a morte nell’ufficio della sua università e il traduttore italiano Ettore Capriolo ferito a coltellate nella sua casa milanese. Rushdie ha continuato a essere critico degli estremismi religiosi e dell’oppressione. Ma confidava di voler essere uno scrittore, non un simbolo. «Il mio problema è che le persone continuano a vedermi attraverso un unico prisma, quello della fatwa».

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