Feccia rossa verso la disfatta totale: Renzi e Calenda correranno da soli, lanciandosi in maniera spedita verso la sacrosanta disfatta elettorale

Calenda verso la rottura col Pd. Renzi: “Insieme nel Terzo polo

Oggi l’incontro fra il leader di Azione e Letta. Sondaggio dei dem: solo l’1%dei loro elettori apprezza il capo di Iv. Che attacca il suo ex partito sulla proposta della “dote” ai 18enni: “Tassa di successione? Che almeno si muoia gratis”.

Alla vigilia del grande annuncio, vince l’asse Gelmini-Carfagna, perde la linea Bonino. Neppure il tempo di arrivare che le due transfughe berlusconiane sono già riuscite a deviare il corso di Azione, spingendo sull’orlo del baratro la trattativa con Enrico Letta, col quale invece la storica leader radicale si vorrebbe accordare. In fondo a una domenica trascorsa a cannoneggiare gli alleati del Pd, tra oggi e domani Carlo Calenda dovrebbe proclamare l’indipendenza della sua federazione con +Europa (a patto che regga). E pazienza se col Rosatellum significa consegnare a Meloni e Salvini quasi tutti i collegi uninominali, e dunque la maggioranza in Parlamento. Lo dice chiaro il segretario dem a sera da Casalgrande, lanciando “un appello accorato a tutti coloro che in queste ore hanno dubbi sulla creazione di una larga e convinta alleanza in grado di battere le destre: il Terzo polo è il modo migliore per aiutarle”.

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È il motivo per cui Letta esclude l’alleanza con Renzi. Il quale, per sopravvivere, ha ora bisogno di trascinare il leader di Azione dalla sua parte. “Non si vince con le ammucchiate ma con le idee”, ha detto ieri a Mezz’ora in più. “Stanno immaginado di candidare Di Maio in Emilia. Io corro da solo al centro. E se ci saranno altri come Calenda, bene. Non lo vedo in coalizione con Fratoianni”. E ha attaccato Letta sulla proposta della “dote” ai 18enni tassando le eredità: “Folle, almeno si muoia gratis”. Più morbido Calenda: “Ai diciottenni non serve una dote ma un’istruzione di qualità e meno tasse sul lavoro”. Evidente la strategia di Renzi: schiacciare a sinistra “l’amico Carlo”, proponendosi come l’unica forza moderata, per indurlo a divincolarsi dai dem che nel frattempo hanno accolto nelle proprie fila Articolo1 e stretto un’intesa sia con il tandem Si-Verdi, sia con Impegno Civico, la nuova sigla del ministro degli Esteri.
Uno schema, ritrovarsi alleato con gente sempre avversata, sgradita tanto a Calenda quanto ai tanti ex forzisti approdati al seguito, scesi subito in pressing per inaugurare la corsa solitaria. L’opzione al momento più accreditata. Suggerita dalla raffica di tweet sparati per tutta la giornata. “Agli elettori di Azione non possiamo chiedere di votare Di Maio, Bonelli (anti Ilva, termovalorizzatori, rigassificatori) e Fratoianni (che ha votato 55 volte la sfiducia a Draghi) nei collegi uninominali”, attacca Calenda. Ancora: “Che c’entrano questi con l’agenda Draghi?”. Letta, con pazienza, ci prova a smontare punto per punto le accuse davanti a Prodi seduto in platea a Casalgrande: “La candidatura di Di Maio in Emilia è una fake news”. “Nessun contatto con Fico, Crippa e D’Incà“. Poi a Calenda: ” Il tempo passa, ce n’è poco davanti. Il nostro sforzo non è per l’1% in più ma per dare all’Italia un governo che prosegua il lavoro di Draghi”. Basterà per convincere il capo di Azione? Oggi, forse, il verdetto.

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