Sanzioni alla Russia? I grandi big italiani se ne fottono allegramente: da Barilla a Benetton, passando per Buzzi sono almeno 13 le grandi nostre aziende che continuano a fare affari con Mosca

(Adnkronos) – “Sono 13 le aziende italiane che lavorano in Russia come se nulla fosse”, secondo il database aggiornato dalla School of Management dell’Università di YALE. Fanno parte di un gruppo di 243 società di tutto il mondo in modalità “business as usual”, come prima del 24 febbraio.

Si tratta del Gruppo Ariston, che continua a operare e ad assumere, di Benetton, che continua ad operare, come Boggi, che opera in Russia anche con vendite online. Le fabbriche di Buzzi Unicem sono in funzione in Russia e Calzedonia vende i suoi prodotti come prima dell’inizio della guerra, così come Cremonini.

De Cecco prosegue le operazioni e le vendite, Diesel opera in Russia normalmente, idem il Gruppo Fenzi, Fondital, opera e investe, Giorgio Armani prosegue le sue operazioni, così come Perfetti Van Melle e Unicredit. Altre otto aziende italiane stanno “prendendo tempo” (sono 160 in totale a farlo).

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Sono imprese che “pur avendo sospeso investimenti, sviluppo e attività di marketing mantengono un business sostanziale”. In questa categoria ricadono Barilla che non pubblicizza più i suoi prodotti ma continua a produrre anche se solo pasta e pane.

Campari produce ma non investe. Delonghi ha sospeso nuove forniture e investimenti ma è presente in Russia e lo stesso vale per Geox. Intesa Sanpaolo ha sospeso i nuovi investimenti e ha ridotto i nuovi finanziamenti. Maire Tecnimonet ha sospeso le attività commerciali. Il Gruppo Menarini ha sospeso la pubblicità e i nuovi investimenti ma la sua fabbrica in Russia continua a funzionare. Saipem ha bloccato nuovi investimenti.

Altre sette aziende italiane hanno “ridotto le loro operazioni” come 168 aziende nel mondo. Ci sono Eni, che ha sospeso la stipula di nuovi contratti e disinveste da investimenti per rubli, Ferrero che ha sospeso le attività non essenziali, Indesit, che ha bloccato la produzione a causa di “magazzini pieni”, Iveco ha sospeso le consegne ma le joint venture sono ancora operative.

Luxottica ha limitato le operazioni in Russia ai servizi medici. Pirelli ha sospeso nuovi investimenti in Russia e ridotto la produzione. Valentino ha sospeso la vendita di prodotti online ma “non ci sono informazioni sulle vendite” in presenza. Altre aziende hanno sospeso le attività, pur mantenendo aperta l’opzione di un rientro sul mercato russo. In totale, nel mondo sono 486.

Le italiane sono sette: Diadora, che ha sospeso i contratti con i partner russi, Ferragamo che ha sospeso le consegne ai consumatori russi, Ferrari, che ha sospeso le vendite, Leonardo ha messo in pausa le joint venture in Russia. Moncler ha sospeso le operazioni, come Prada. Yook ha sospeso le attività commerciali e il Gruppo Zegna tutte le consegne e la produzione per i partner russi. Le aziende italiane che hanno interrotto completamente la loro presenza in Russia con una “recisione chirurgica” delle relazioni sono solo Assicurazioni generali e Enel. In tutto nel mondo, sono 306 ad averlo fatto.

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