Draghi costretto all’ennesimo voto di fiducia: una maggioranza bulgara non gli basta per poter far passare il decreto aiuti

“Nel M5S c’è profondo disagio per gli attacchi pregiudiziali nei nostri confronti. Restiamo al governo, ma serve un forte segno di discontinuità”. Sono state queste le prime parole di Giuseppe Conte dopo il vertice di un’ora con Mario Draghi. Per poi aggiungere più tardi, in un punto stampa nella sede del Movimento, ci “non aver dato rassicurazioni” al premier Mario Draghi sulla permanenza nel governo, “nessuna cambiale in bianco. La comunità a gran voce mi chiede di portare il M5S fuori. Il futuro della nostra collaborazione è nelle risposte che avremo”, precisa Conte. Palazzo Chigi ha parlato di “un colloquio positivo e collaborativo in cui il presidente M5S ha posti molti temi in linea di continuità con l’azione governativa”. Il faccia a faccia tra i due ha preceduto la discussione del dl Aiuti alla Camera durante il quale Conte ha consegnato al premier un documento che in nove punti elenca le richieste dei 5S al governo per restare nella maggioranza. Intanto, sul dl Aiuti il governo dopo il tentativo di mediazione saltato ieri, ha deciso di porre la fiducia: il voto si terrà domani (giovedì 7 luglio) a partire dalle 14.25, mentre quello finale ci sarà lunedì 11. “Il reddito di cittadinanza non deve essere messo in discussione”, ha avvertito Conte. Proprio il Movimento ha chiesto al governo che nel decreto, che prevede uno stanziamento di 23 miliardi di euro a sostegno di famiglie e imprese, sia rifinanziato il Superbonus e vengano stralciati i fondi per la costruzione del termovalorizzatore a Roma.
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La Lega nel frattempo sembra aver ritrovato la sua compattezza: in mattinata c’è stato un “lungo colloquio” tra Salvini Giorgetti che sembra aver rimesso nei ranghi l’ala più “barricadera” del Carroccio, fortemente orientata a dire addio al governo. Ma, spiegano dallo staff del ministro, nell’incontro c’è stata compattezza sulla linea scelta.

Conte a Draghi: “Da Di Maio discredito sul M5S ma nessun richiamo”

“Ho rappresentato al presidente Draghi lo sconcerto della nostra comunità quando, a fronte di un ministro degli Esteri che più volte è andato in tutti i tg a dichiarare, in un momento così delicato, che il M5S stava attentando alla sicurezza nazionale, non ha trovato occasione e tempo per intervenire a richiamare il suo ministro, che palesemente esercitava in modo strumentale i suoi doveri di ufficio e gettava immotivatamente discredito sul M5S”, riferisce Conte parlando con i giornalisti nella sede del Movimento.

Conte: “Le parole di Grillo?” Ne ho parlato con Draghi ma sostegno al governo non dipende da quello”

Il ‘casus belli’ innescato dalle parole che Beppe Grillo avrebbe attribuito al premier Mario Draghi? Risponde Giuseppe Conte durante il punto stampa con alcuni cronisti nella sede del M5S:”Si, si è parlato anche di questo, però è una questione sulla quale non voglio entrare. È vero che quella vicenda ha colpito l’intera comunità 5 stelle, ma è anche vero che io stesso ho chiarito da subito, anche sul piano interno, che la nostra decisione riguardo al sostegno M5S al governo non deve dipendere da quella vicenda. Che, seppur non può essere declassata a affare privato perché ha implicazioni politiche, non deve orientare la nostra decisione, che va assunta per il bene dei cittadini e del paese”.

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