di Mario Adinolfi (Presidente del Partito della Famiglia)
Il 20 giugno ho dato una lunga intervista al quotidiano La Verità il cui succo era nel titolo in cui spiegavo che il PdF avrebbe lavorato a cucire l’area vasta dell’opposizione al governo Draghi che va “da Meloni a Rizzo” per costruire una Alternativa per l’Italia in opposizione a chi lavorerà per la continuità facendo restare Draghi e le sue politiche antipopolari a Palazzo Chigi fino al 2028.
Qualcuno con me ancora non si è abituato all’idea che quando dico che farò qualcosa poi io davvero la faccio. Tengo contatti diretti con tutti i leader dell’area vasta, Marco Rizzo s’è trovato epurato dai comunisti milanesi per aver dialogato con me (e quando Luxuria lo ha chiamato “omofobo” gli ho scritto che dopo la sua controreplica era diventato il mio mito, andatevela a leggere QUI).
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Così dialogo con tutti gli altri leader citati nell’intervista e stiamo facendo testare il peso elettorale del simbolo Alternativa per l’Italia che vede una sintesi tra PdF (220mila voti nel 2018) e Exit, simbolo dell’associazione di Simone Di Stefano che ha rotto con CasaPound con la quale prese 312.500 voti nel 2018. Con Gianluigi Paragone di Italexit e con Francesco Toscano di Ancora Italia abbiamo fatto alleanze già alle amministrative.
Tutti poi attendiamo le decisioni di Giorgia Meloni: andrà alle politiche con i partiti del logoro centrodestra che ha governato con Draghi o capeggerà le opposizioni? Sarà un’estate politicamente rock n roll e noi canteremo la nostra canzone ma con l’obiettivo di armonizzare la nostra musica e quella degli altri. Il consiglio a leader e leaderini è di rinunciare al primadonnismo. Insieme si può abbattere il Drago. Divisi gli si fa il solletico e alla fine lo si rafforza. Lo capiranno persino i comunisti milanesi…