Dall’astensionismo al terrorismo il passo è breve: l’intervista choc di Nicola Piepoli deve mettere in allarme la feccia. La sopportazione degli italiani sta davvero arrivando al limite

L’esperto sondaggista Nicola Piepoli è sicuramente una personalità da ascoltare per avere il metro dell’umore degli italiani rispetto a determinate tematiche. Intervistato da Libero Quotidiano, l’esperto ha parlato di astensionismo ed ha lanciato il suo personalissimo avvertimento: «Attenti all’autunno, alla protesta anti-sistema che monta, perché a qualcuno potrebbe venire voglia di usare una pistola». Parole forti quelle di Piepoli, che di certo non possono non scuotere le coscienze di chi legge.

Mezzo secolo dopo gli anni di piombo ecco che torna ad aleggiare lo spettro della rivolta popolare violenta. Ma partiamo dalla politica. Si cerca di dare una spiegazione all’assenza di tanti elettori dai seggi: «Non considererei una sconfitta della destra il fatto che molti suoi elettori non siano andati a votare. Anche a sinistra è accaduto qualcosa di simile. È una disaffezione derivante dalla mancata soluzione dei problemi da parte del governo in carica». Colpa di Mario Draghi dunque? «Dico che la scontentezza viene a galla nei momenti di crisi vera, quando emergono archetipi come la fame e la guerra. Si pensa prima alla pagnotta e ai giochi: panem et circenses, come diceva l’imperatore Claudio, che non era l’ultimo venuto. Con la distribuzione dei pani e dei giochi si controllava il popolo nel I secolo dopo Cristo e lo stesso avviene nel XXI. Adesso non ci sono bei giochi, però. E soprattutto manca il pane».

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Secondo Piepoli, in uno scenario simile, anche i litigi tra i leader aumentano anche la disaffezione tra gli elettori: «Siamo noi, uomini e donne, che creiamo conflitti. Li creiamo nelle famiglie, nelle aziende e nella vita sociale. E per risolverli nella vita sociale ci sono le elezioni, tramite le quali demandiamo la soluzione agli altri. Ma quando questi altri non riescono a risolvere i nostri conflitti, perché sono incapaci a risolvere i loro, generano scontentezza negli elettori. I quali reagiscono scegliendo l’astensione». Secondo il sondaggista, quello dell’astensione massiva sarà un fenomeno che vedremo anche alle elezioni politiche del 2023: «Credo proprio di sì. È un fenomeno che ormai riguarda non solo la destra e la sinistra, ma tutte le democrazie europee ed americane».

In effetti, però, l’ultima volta non fu così. Il Movimento Cinque Stelle, nel 2018, ebbe un ruolo chiave nella lotta all’astensione: «Una delle ragioni per cui il M5S sfondò è che gli italiani pensavano che avrebbe risolto i loro problemi pratici. Invece non è successo. Così si sono disamorati dei Cinque Stelle anche quelli che li avevano votati». Ma se nel 2018 furono il primo partito, col 33% dei suffragi, ora ci si chiede dove andranno quei voti nel 2023: «Molti degli elettori che li votarono si asterranno. Quel 33% si potrebbe dividere in tre grandi aree: un 10% che voterà per il M5S o un altro partito della coalizione di sinistra, un 10% che voterà per un partito di destra, il resto che non andrà a votare».

Colpa dei candidati

L’Istituto Piepoli, di cui il sondaggista è il numero uno, ha fotografato i pensieri degli elettori italiani dopo le amministrative e dopo la scissione del M5S: «La situazione è molto simile a quella di un mese fa, perché il trend delle elezioni amministrative è fondamentalmente diverso da quello delle politiche. Quando voto alle amministrative, la mia intenzione è avere un buon sindaco. L’astensione che si è vista è derivata anche dal fatto che molti candidati non erano accettabili da tutti gli elettori. Niente a che vedere, per capirsi, con i nomi che furono candidati nelle grandi città nel 1993: quelli rappresentavano folle, erano personalità molto forti. Leoluca Orlando era davvero il sindaco nel quale si identificava Palermo…».

Il monito di Piepoli

In conclusione, il Dott. Piepoli lancia il suo monito su una situazione borderline, che potrebbe degenerare da un momento all’altro: «Potrebbe ripetersi quello che avvenne negli anni di piombo. Tra l’astensione e prender la pistola per uccidere o ferire qualcuno del “sistema”, oppure farlo
prigioniero, il passo è breve. Specialmente se c’è miseria che avanza». Dunque, se una rivolta di massa sarà difficile, secondo il sondaggista «Bastano poche frange marginali. Quelli che negli anni di piombo scelsero di sparare non erano più di mille: una cifra ridicola, sui milioni e milioni di italiani. Eppure colpirono il Paese al cuore».

 

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