Vogliono portare la guerra nel nostro Mediterraneo! Al ministro Guerini scappa la verità sui piani futuri della Nato: i danni creati in Libia e nordafrica sono solo l’antipasto

Putin, la flotta russa nel Mediterraneo: “Aggressiva postura militare”

L’aggressività della flotta russa nel Mediterraneo è una minaccia, per la Nato, per l’Europa e per l’Italia. E si lega ai temi dell’immigrazione selvaggia e del terrorismo. “Oggi nel Mediterraneo si riverberano gli echi dell’aggressione russa all’Ucraina, ma anche la fragilità dell’area medio-orientale, le difficoltà di alcune regioni del Nord Africa e, soprattutto, del Sahel”, spiega il ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini, intervistato da Repubblica: “Da tutte queste situazioni si possono originare minacce dirette alla nostra sicurezza. Lo vediamo con quello che sta accadendo in queste ore in Libia“.

“Il giusto potenziamento del dispositivo di deterrenza e difesa sul fianco Est è strettamente connesso alla situazione attuale – sottolinea il ministro -. Ciò che l’Italia ha chiesto e ottenuto, grazie anche al supporto di altri alleati – Spagna, Francia e Grecia, in primis – è che la Nato non perda di vista le minacce che possono giungere anche da altre direzioni, tra cui il Sud, e mantenga quindi piena flessibilità di monitoraggio e intervento a 360 gradi. Come ho detto a Madrid, non è questione di scegliere tra Est e Sud, perché la sicurezza euro-atlantica è indivisibile”.

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“L’intricata e persistente condizione della Libia, la fragilità di alcuni Stati dell’area sub-sahariana, la presenza di gruppi terroristici, la postura aggressiva, anche militare, di alcuni attori internazionali (il riferimento è alla Russia, ndr), i venti di guerra nel Corno d’Africa, il mai sopito problema della pirateria – prosegue Guerini -. Senza dimenticare anche i rischi originati dalla presenza di grandi organizzazioni criminali e dalle emergenze alimentari come quella derivante dalla guerra, che possono generare fenomeni migratori ben più consistenti di come li abbiamo fino ad ora conosciuti. Tutto ciò ci obbliga ad agire, innanzitutto come Europa, non solo attraverso interventi di natura militare ma anche con gli strumenti della diplomazia e, soprattutto, del sostegno allo sviluppo. Perché senza sviluppo non potrà mai esserci vera sicurezza”.

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