Bisogna continuare con “l’agenda Draghi-Mattarella”: oramai la feccia dice apertamente che il voto degli italiani sarà inutile! Le parole di Brunetta sono chiare

Da “Hanno tutti ragione”, la newsletter di Stefano Cappellini per “la Repubblica”

Nei giorni scorsi è circolato su Internet un video molto sgradevole nel quale il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta insolentisce un uomo che aveva cercato di interloquire con lui durante un comizio elettorale.

La colpa che Brunetta gli imputa, dopo averlo zittito con una volgarità, è di essere un lavoratore dipendente: “Perché non ti metti in proprio? Eh, perché? Mettiti in proprio!”. E poi Brunetta aggiunge: “Io non sono mai stato sotto padrone!” (sorvoliamo sul fatto che, subito dopo, il ministro spiega che il suo datore di lavoro è lo Stato, ci porterebbe lontano dal tema di oggi).

Non sappiamo se l’uomo, di professione tappezziere, legga le interviste di Brunetta oltre ad ascoltare i suoi comizi. Qualora le leggesse, avrebbe buone ragioni ad aspettare Brunetta sotto il ministero e incalzarlo: “Ministro, mettiti in proprio!”. Provo a raccontare perché.

Succede che Brunetta rilasci una intervista al Corriere della sera per sostenere che “il bipolarismo è un inganno”, che bisogna continuare con l’agenda Draghi, anzi lui dice “l’agenda Draghi-Mattarella”, almeno fin al 2026 e che le coalizioni che si presenteranno al voto l’anno prossimo non sono, ciascuna per le sue ragioni, in grado di governare il Paese.

Almeno su quest’ultimo punto è difficile dargli torto, ed è logica la conseguente proposta avanzata da Brunetta di cambiare la legge elettorale in senso proporzionale, modifica che permetterebbe almeno alle forze politiche di correre in proprio e allearsi con criterio dopo le elezioni. Ma qui finisce la parte dell’intervista che costringerebbe il tappezziere a starsene a casa, privato di argomenti validi e dunque delle sue chance di vendetta (oltre che delle scuse del ministro, a quanto risulta pubblicamente, mai arrivate).

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Che succede infatti se il Parlamento non vara la legge proporzionale? Succede che uno dei due poli vince e già questo a Brunetta produce un primo attacco di itterizia: “Nessuno dei due poli, nell’attuale configurazione – spiega – sarebbe in grado di sostenere e perseguire l’agenda Draghi-Mattarella, che è l’unico programma in grado di trasformare l’Italia».

Sospendiamo il giudizio sulle parole di Brunetta: qualcuno sarà d’accordo che sia l’agenda Draghi sia quella giusta, altri no, ma il punto è totalmente un altro: in una democrazia, se vuoi continuare a governare con un programma, devi chiederlo agli elettori. Loro ti danno i voti e la maggioranza per farlo. Oppure non te li danno, vai all’opposizione e ci riprovi, forse, cinque anni dopo.

L’argomento di Brunetta, invece, è sostanzialmente questo: bisogna continuare a governare l’Italia con il programma di questo governo e magari con lo stesso premier, o se non lui, una sua emanazione politica, ma siccome forse il sistema elettorale attuale non ce lo consente, perché marita Letta a Conte e me a Meloni, bisogna trovare comunque il modo di governare con questa formula.

Il ragionamento del ministro pare non contemplare l’ipotesi più banale – tappezziere, si prepari, che fra poco tocca di nuovo a lei – e cioè che i sostenitori dell’agenda Draghi si radunino e sfidino comunque i loro avversari, forti delle loro ragioni e dell’insofferenza per le coalizioni in cui sono costretti al momento.

Se non fosse la nemesi più assoluta, Checco Zalone potrebbe accusare il ministro di essere molto affezionato al suo posto fisso in Forza Italia, che gli garantisce comunque un seggio e una chance di tornare al governo magari grazie a un provvidenziale pareggio nelle urne.

Un’affezione che, del resto, parrebbe testimoniata anche dalle sue sperticate lodi a Berlusconi, esattamente il leader che da anni sta lavorando al disegno opposto a quello di Brunetta, cioè consegnare tutto il centrodestra unito italiano nelle mani del sovranismo orbaniano di Meloni e Salvini. Uno Zalone – ma solo uno Zalone, per carità – potrebbe pensare che Brunetta voglia continuare a governare con l’agenda Draghi senza rischiare nulla, senza mettersi in proprio, appunto, persino senza proporzionale, tanto poi si trova un modo che non passi dal voto degli elettori.

Ora, caro tappezziere, vede bene da solo perché potrebbe rendere pan per focaccia allo sboccato ministro in caso di nuovo incontro ravvicinato: “Caro Renato, vuoi l’agenda Draghi? Mettiti in proprio!”. I soci si trovano. Bisogna solo avere il coraggio di non restare sotto padrone. Ma sicuramente è un coraggio che a un ministro mai stato sotto padrone non mancherà.

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