Come ricostruito da Alessandro Rico sulle pagine della Verità, alla base dell’accesa discussione c’è infatti una ricerca britannica in attesa di revisione e piena di falle. Per capirlo, basta darle una rapida occhiata. Innanzitutto perché, come ammesso dagli stessi autori, si è finito per includere nel conteggio dei morti di Covid “sia i ragazzini morti per il Covid che quelli morti con il Covid”. La differenza l’hanno spiegata bene i nostri virologi negli ultimi mesi, sostenendo che il tasso di mortalità del virus sia stato sovrastimato sistematicamente, attribuendo al patogeno ogni decesso in cui il paziente era risultato positivo, anche se scomparso per altre cause.

Non solo. “Secondo problema: il ranking delle cause di morte tra i giovani ha combinato le cifre cumulative, riferite a un periodo di 26 mesi, con i decessi di un singolo anno”. Il risultato è che “il Covid ha finito per essere classificato due volte. E infatti, nella lista discussa dai cervelloni dei Cdc, Sars-Cov-2 figura sia come quarta che come sesta causa di morte”. Già in questi giorni un sito di fact-checking, Covid-19 in Georgia, si era preso la briga di fare da capo i conti, stilando una nuova graduatoria in cui il virus passava magicamente da quarta causa di morte a nona, con numeri sui decessi decisamente più bassi.

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Insomma lo studio finito in mano agli esperti dei Cdc americani faceva acqua da tutte le parti. Eppure nessuno, lì per lì, se n’è accorto, basando proprio su quei dati un orientamneto favorevole alla vaccinazione degli under 5, per la quale l’agenzia del farmaco americana (Fda) ha poi dato il via libera. Punture per tutti, anche per i più piccoli, e pazienza se alla base di queste decisioni ci sono dati inattendibili. Quello dei vaccini è innanzitutto un business, con la salute dei pazienti che vale molto meno dei lauti incassi in arrivo.