Torna libero l’uomo che correva con il machete nel quartiere Aurora a Torino
A petto nudo e con diversi tagli sul petto, correva armato in mezzo alla strada inseguendo un suo connazionale
Gazie signor giudice, grazie. Hamza Zirar torna libero. E ringrazia la Corte che ha accolto la richiesta della sua avvocata di revocare la misura cautelare in carcere. Ora dovrà recarsi in commissariato per l’obbligo di firma.
tratto da La Stampa
Il giudice Piergiorgio Ballestretti lo ha deciso al termine dell’udienza, al processo per direttissima, in cui sono stati sentiti due testimoni per fare chiarezza su quanto accaduto mercoledì 1 giugno in corso Giulio Cesare. Un parapiglia, questa è l’unica cosa certa. E Hamza, 28 anni, di origine marocchina, è stato filmato da alcuni passanti mentre, a petto nudo e con diversi tagli sul petto, correva in mezzo alla strada brandendo un machete mentre inseguiva un suo connazionale. La polizia lo ha arrestato con l’accusa di lesioni aggravate.
L’uomo che sarebbe stato ferito, un marocchino irregolare con una sfilza di precedenti che nel filmato indossa una maglia della Juventus? Non è rintracciabile. «È andata diversamente». Hamza, difeso dall’avvocata Francesca D’Urzo, la scorsa udienza ha fornito la sua versione. «Un gruppo di cinque spacciatori mi ha seguito e aggredito con un spray urticante, una stampella utilizzata come spranga, delle catene delle bici e dei coltelli. Il machete non era mio, l’ho raccolto da terra per difendermi. Chiedo scusa per quello che è successo. Mi dispiace».
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La misura cautelare sulle prime era stata confermata in attesa che venisse sentito in aula l’amico che era con lui. E il suo amico oggi in aula ha ribadito: «Erano alla fermata del tram in corso Emilia. Quelli sono sempre lì a spacciare e non vogliono nessuno intorno, a parte i clienti. Si sono avvicinati ad Hamza e poi l’hanno inseguito, strattonato. Lui è riuscito a liberarsi e ha cercato di difendersi». I due sono saliti sul tram 4 per per andare in ospedale, quando è arrivata la polizia.
Nel parapiglia, una donna che passava da quelle parti per andare a prendere il nipote a scuola è stata ferita al piede, colpita da una bottiglia di vetro. «Mi sono nascosta dietro a un’auto», ha spiegato oggi durante l’udienza. Hamza le ha scritto una lettera con delle scuse: «Non sono io ad averla colpita, ma mi dispiace». Lei, dopo essere stata sentita come testimone, si alza e va a salutarlo: «Non ti preoccupare, ti ho già perdonato».
Povera italia di merda.