Ospedali, è caos a causa della mancanza di medici! La sospensione dei non vaccinati imposta da Speranza la stanno pagando i malati sulla loro pelle

Pronto soccorso allo stremo in tutt’Italia, mancano 4.200 medici

Cosa si nasconde dietro al caos. Dai pazienti stipati a Napoli e Bologna, ai sistemi informatici in tilt a Milano. Fabio De iaco, presidente della Società italiana medicina d’emergenza-urgenza, mette sotto accusa carenze d’organico e stipendi troppo bassi. “Quest’anno si sono dimessi già 600 sanitari”.

Repubblica lancia un allarme farlocco! Sarebbe sufficiente iniziare a riammettere le migliaia di medici e infermieri sospesi. Invece non ne fanno cenno!

Si inizia da un dato: 4.200, calcolo riferito agli ultimi mesi dello scorso anno, che indica dottori e dottoresse strutturalmente mancanti nei Pronto soccorso d’Italia rispetto alle reali necessità di gestione.

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Nel 2016 veniva già dato l’allarme ma la sanità per la feccia era l’ultimo dei problemi:

Ogni anno i medici di pronto soccorso degli ospedali pubblici nazionali effettuano 4 milioni e mezzo di visite in più rispetto agli standard nazionali, definiti dalle società scientifiche. Il 22% del totale delle visite mediche di pronto soccorso supera quindi il normale carico di lavoro dei professionisti dell’emergenza, secondo uno standard di prestazione, calcolato tenendo conto di quanto tempo in media è necessario dedicare a una visita completa: ogni medico dovrebbe eseguire ogni anno al massimo 3.000 visite mediche, che invece sfiorano i 4.000 per ciascun professionista. Un fenomeno preoccupante, che è la prima conseguenza della carenza di personale: i medici a tempo indeterminato nei pronto soccorso italiani sono 5.800 mentre, in base alle piante organiche delle aziende sanitarie, ne servirebbero oltre 8.300; i precari sono circa 1.500, mancano del tutto all’appello più di mille medici di pronto soccorso.

È quanto emerge da una raccolta dati promossa da Simeu, Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza, su un campione di circa 110 strutture di emergenza che rappresentano 6 milioni di accessi, circa un terzo del totale nazionale. I dati raccolti e l’analisi del fenomeno sono stati presentati durante l’Accademia dei Direttori 2018, giunta alla seconda edizione, nel corso della giornata di giovedì 20 settembre.

Si tratta di una situazione di grave sofferenza del servizio pubblico che mette in serio pericolo la qualità delle cure ai cittadini e a cui è necessario trovare rapidamente una soluzione: quest’anno le borse di specializzazione a disposizione per la medicina di emergenza-urgenza sono aumentate di circa il 40% rispetto lo scorso anno – spiega Francesco Rocco Pugliese, presidente nazionale Simeu – ma parallelamente è aumentato anche il fabbisogno di medici indicato dalla Conferenza Stato Regioni, che passa da circa 300 a 400 medici su tutto il territorio nazionale. L’aumento dei posti in specialità quindi, pur restando un buon segnale di attenzione da parte del governo e delle regioni, non è ancora una risposta sufficiente al bisogno di salute dei cittadini. La grave carenza dei medici nei pronto soccorso italiani è un’emergenza già oggi, mentre i nuovi posti in specialità offerti ora ricadranno sull’attività degli ospedali soltanto fra cinque anni. Sono necessari invece interventi rapidi per salvare l’emergenza del servizio sanitario nazionale.

L’Accademia dei Direttori, organizzata annualmente da Simeu e giunta alla sue seconda edizione, ha riunito circa 150 responsabili delle strutture di medicina e chirurgia di emergenza e accettazione d’Italia, indipendentemente dall’appartenenza alla società scientifica. La due giorni promuove il confronto fra i professionisti sui principali temi della disciplina, visti in un’ottica prevalentemente organizzativa. Scopo dell’iniziativa è di contribuire a rendere uniforme l’offerta del servizio sanitario nazionale in materia d’emergenza e a trovare una soluzione ai principali problemi che affliggono il settore.

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1 comment
  1. la pandemia non é stata un emergenza sanitaria ma piuttosto un emergenza della sanità che ha investito in prevalenza anziani già provati poi lasciati morire in “vigile attesa” secondo i protocolli ministeriali

    criticità delle strutture ospedaliere che negli ultimi due anni hanno raggiunto l’apice in termini di disservizi e mancanza posti letto..

    carenze storiche dovute a tagli del personale, tagli sulla spesa, chiusure di reparti e appalti a coop esterne..

    del resto ancor prima del covid in molti morivano in barella nell’attesa di un medico (la chiamavano “malasanità”)

    all’epoca però non faceva notizia perché era la routine di un paese palesemente allo sbando che investe troppo in armi e sempre meno nei servizi e nella ricerca

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