“Sono a libro paga della Russia” La farneticanti accusa dei servizi segreti italiani sugli opinionisti televisivi che ragionano con la loro testa senza ripetere le parole d’ordine del Pentagono

“Il Cremlino paga gli opinionisti nei talk show italiani”, allarme dei Servizi. Così la propaganda russa entra nella nostra tv

Per il Copasir c’è il sospetto che gli opinionisti che vanno in tv a parlare di Russia siano a libro paga di Putin. Ovvero che la presenza di giornalisti e opinion leaders che parlano delle ragioni di Mosca nell’invasione dell’Ucraina faccia parte di «un’operazione di disinformazione organizzata e pensata a monte da uomini del governo russo». Per questo il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha programmato le audizioni del direttore dell’Aisi Mario Parente (l’11 maggio), dell’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes (il 12) e del presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella (il 18).

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Le audizioni e le interviste

La Repubblica racconta oggi l’allarme del Copasir in un articolo a firma di Tommaso Ciriaco e Giuliano Foschini. E che punta il dito prima di tutto su Nadana Fridrikhson, presenza fissa in alcuni programmi (è stata recentemente a Carta Bianca), che lavora per la tv del ministero della Difesa russa. Ma non c’è solo lei sotto la lente. Il punto di partenza è il bando di Russia Today e Sputnik, fonti di informazione e propaganda russa: «Se si è deciso di chiuderli per una questione di sicurezza nazionale, per quale motivo permettiamo che altre persone pagate da Mosca vengano a portare gli stessi concetti alle nostre tv», è il ragionamento di una fonte dell’intelligence italiana riportato nell’articolo.

Per il momento l’audizione punterà l’attenzione sul management e sulle presunte liste di contatti che qualcuno, magari in Ambasciata, offre alle televisioni italiane. Sotto la lente c’è poi una circostanza che riguarda proprio i palinsesti: il primo maggio scorso sono andate in onda due interviste. Una è quella famigerata di Sergej Lavrov a Rete 4. L’altra è quella del giornalista amico di Putin Vladimir Solovyev su La7. Entrambi attualmente sanzionati dall’Unione Europea.

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  1. Sono gli stessi servizi “democratici” che avevano creato il falso acquisto di uranio in Africa per incolpare Saddam e spianare la strada all’invasione dell’Iraq.

  2. I servizi di sicurezza italiani sono alle dipendenze di quelli statunitensi. E’ così dal 1945 quando siamo diventati una loro colonia.

  3. Purtroppo i nostri servizi sono insidiati dall’atlantismo e anziché pensare ai legittimi interessi nazionali dell’Italia questi devono fare il lavoro sporco per lo zio sam. Povera Italia.

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