Di Maio sempre più attaccato alla poltrona: riesce a fare schifo anche l’unica volta che Conte dice qualcosa di sensato

Conte il pacifista piccona Draghi Ma 80 grillini stanno con Di Maio

Il ministro degli Esteri costretto a mediare. M5s spaccati, l’ex premier alza il tiro sugli aiuti militari a Kiev

Di Maio governista in fuga da Conte: “C’è chi parla ogni giorno, io lavoro”.

“Draghi avrebbe dovuto riferire in Parlamento prima del viaggio in Usa, non dopo”. E uno. “Il futuro del governo? Non firmiamo cambiali in bianco”. E due. “Sono deluso dal premier”. E tre. L’attacco del leader del M5s, Giuseppe Conte, al premier è durissimo. Dove porterà non è ancora chiaro, ma le premesse per mettere i Palazzi della Politica in una situazione da pre-crisi di governo ci sono tutte. Anche perché se il discorso pacifista sulle armi (“una follia la corsa al riarmo”) è già uno bello sgambetto a Draghi, c’è anche l’annuncio-minaccia sul superbonus, il termovalorizzatore a Roma e, in generale, sulla transizione ecologica (“è nel nostro Dna – scandisce Conte – non possiamo venir meno ai nostri valori”, resteremo “al governo solo a queste condizioni”).

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Tutti aut aut precisi, pesanti, tutti lanciati contro Draghi. Conte indica una conditio sine qua non: o si fa come diciamo noi (io e Grillo, è il sottotesto, perché su entrambi i temi – pacifismo e transizione ecologica – i due sono in sintonia) oppure, semplicemente, il governo non c’è più. Il capo politico verbalizza la sua intemerata in una diretta Instagram di un sabato pomeriggio. Conte è in “total black“, il backstage è disadorno. Arrabbiato è arrabbiato per le critiche di Draghi al superbonus, per quel far filtrare, da parte del premier, che, sull’invio delle armi, la voce del M5s è isolata. Per quel darla vinta a Salvini, e mai a lui. Sono tante le cose che Conte non riesce a mandar giù. Il focus delle critiche si accentra sul mancato passaggio in Aula del premier, così come da richiesta dei 5Stelle, sulle armi a Kiev: “Io mi sono meravigliato che non ci sia stata la possibilità del premier di passare in Parlamento prima di viaggi importanti come Washington”. Conte si dice “sorpreso” che anche gli altri partiti non glielo abbiano chiesto, a Draghi, di venire in Aula, ma assicura che “anche se isolati in Parlamento, non lo siamo nel mondo reale”. Il M5s vaneggia di un’autorizzazione al Parlamento che non è stata chiesta (e invece c’è, vale fino al 31 dicembre e ne basta una sola per i vari decreti), ma Conte ne fa una questione di posizionamento dell’Italia dentro la Nato: chiede una “postura diversa, non a rimorchio, autonoma”.

Non un buon viatico per il viaggio di Draghi negli Usa. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, di cui Draghi si fida ciecamente, fa smentire “tensioni e divisioni” tra lui e Conte, ma fa anche riaffermare, ai suoi, che “il governo punta a un’escalation diplomatica, non militare”. Di Maio cammina sulle uova, tra Draghi e Conte, ma avrebbe almeno 80 parlamentari dalla sua, ove mai Conte arrivasse allo strappo definitivo. Chi non è diplomatico è il fronte moderato, laico e atlantista: Iv, Calenda e +Europa, con Della Vedova, attaccano Conte a testa bassa. Palazzo Chigi non commenta, ma si fa presente che premier e ministri hanno riferito “costantemente”, tra Aula e commissioni, 11 volte, dall’inizio della guerra e il premier lo farà anche al ritorno dagli States, il 19 maggio. Ma è un question time, non prevede un voto. Conte invece vorrebbe un voto su risoluzioni o mozioni. Una tentazione pericolosa perché, se il governo va sotto o la maggioranza si spacca, la crisi di governo è conclamata. Enrico Letta, segretario del Pd, assicura che “la crisi di governo è fuori dai radar. Sarebbe assurda”. Vero ma non per tutti. Non per Conte.

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  1. Draghi andrà a Washington a prendere ordini dai suoi “comparuzzi”, perché dietro ogni guerra si muovono interessi economici e il vile affarista é una meretrice al soldo dello zio sam.

    E proprio “grazie” al banchiere se il nostro paese é nella lista nera della Russia, e mi stupisco che Puntin non abbia ancora lanciato un missile su basi Nato in Italia.

    Di Maio invece é il nuovo Renzi, dire che fa schifo é poco. Concordo con Conte per lo stop armamenti, per il resto spero sparisca dalla scena politica se non altro per i suoi Dpcm illegali serviti solamente a far fallire decine di migliaia di pmi.

    Infine l’opposizione di FdI guadagna punti non per meriti ma solo per demeriti dei propri avversarsi indegni corrotti e filibustieri, cdx compreso.

    La Meloni, infatti, nonostante il disagio palese della popolazione dopo due anni di soprusi, non si é mai resa fautrice di una manifestazione, salvo un ridicolo “flash mob” scopo selfie di gruppo da inserire sui social dove lei risiede da anni.

    Io non darò mai il mio voto a sinistra, ma nemmeno a questa pseudo opposizione di destra atlantista.

    1. beh il Di Maio ha mancato tutte le aspettative, forse è meglio che torni alle sue origini, è un atteggiamento altamente coerente e che può restituirgli una qualche dignità e pulizia.
      Di tutti i succhiasangue che foraggiamo non se ne salva uno quindi vediamo di fare in modo che cali la mannaia del disconoscimento della rappresentanza per tutti loro…se siamo stanchi di pagliacciate dell’ultimo minuti in cui sono silenti e a 90 gradi del potere e poi alla fine alzano bandiere di riscossa…vedi Salvini…….vedi Meloni che quasi di recente è riuscita quasi ad infinocchiarmi col suo quasi “allons enfant de la Patrie” per il suo porsi, salvo poi far emergere la sua vera natura.
      Ho idea che qui non sia più questione di formazioni politiche ma di un ritorno alla Libertè Egalitè Fraternitè, di un novello Robespierre che faccia veramente pulizia.
      Ah se serve chiamatemi…..la tiro io la cordicella di Madame Ghillouttin…gratis.

  2. Alla fine arriveranno a spaccarsi in modo da presentare alle prossime elezioni un 5stelle nuova versione col quale infinocchiare qualche altra milionata di italioti.
    Conte rispetto a Draghi è un sovranista, infatti lui il padrone lo riceveva a casa sua mentre l’altro va a prendere ordini al suo cospetto, in più sebbene la “postura” nei confronti della NATO sia identica (a 90°) il primo la vuole assumere autonomamente mentre l’altro si piega a comando.
    Su tutto questo pezzo, tratto dal foglio di regime Quotidiano.net, la solita grandinata di anglicismi, perchè gli italiani nel loro servilismo si devono distinguere nel voler assomigliare al dominante anche nel modo di parlare.

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