“Lo schifo del Corriere che tratta i Nazi come fossero eroi” Toni Capuozzo, l’ennesimo e duro attacco ai media totalmente asserviti a chi vuole a tutti i costi una guerra infinita

di Toni Capuozzo da Facebook

I buoni e i cattivi
Sì, il battaglione Azov ha tutto il diritto di non arrendersi. “Il nome aveva un’aura malvagia: ultranazionalisti con il culto del superomismo slavo. Erano i neonazisti che Putin voleva estirpare dall’Ucraina. In 47 giorni, sono passati da impresentabili a eroi. In Ucraina nessuno osa più accostare il nome di Azov alle ombre di tanti suoi soldati e, anche all’estero, il bagno di sangue ha lavato il loro nome”.

Così il Corriere della Sera. E i civili che sarebbero anch’essi nei meandri della Azovstal, come da filmato prodotto dal battaglione? Come ci sono finiti? Sono le famiglie dei militari, sono sfortunati che hanno scelto di scappare verso l’epicentro della battaglia? Sono irriducibili, a modo loro, o scudi umani? Sono solo civili ucraini o anche gli stranieri di cui si favoleggia? Anche loro hanno il dovere di non arrendersi? Tra gli arresi, due britannici. Valeva prima per gli ucraini, vale adesso per i russi: le interviste a prigionieri costituiscono una violazione delle Convenzioni.

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Sotto gli occhi di tutti c’è il niente: zero mediazioni, zero Croce Rossa, zero Nazioni Unite. E zitti zitti siamo a un bivio: da una parte c’è una lunga guerra regionale attorno al Donbass. Se prima appoggiare l’Ucraina voleva dire resistere all’invasione russa, adesso vuole dire prendere parte a una guerra civile, imbarcarsi nella riconquista del Donbass. Cioè terre di confine nelle quali riportare la sovranità di Kiev persa da 8 anni. Su quello che è successo in questi otto anni si veda il rapporto OSCE, cioè di un’istituzione europea, non di propaganda moscovita: PC.SHDM.NGO/17/16 (osce.org).
Dall’altra parte, in questo bivio, c’è una guerra che sta diventando mondiale. Istruttori americani e britannici ne sono già parte, la Cina guarda, ma non da lontano. L’Europa è stata reclutata, contro i suoi stessi interessi. La parola “pace” è bandita. La macchina della propaganda – la “nostra” propaganda – è un rullo. il Corriere della Sera, parlando di Mariupol scrive ormai del battaglione Azov come di “nazisti” usando le virgolette, e sogna operazioni tipo “salvate il soldato Ryan”, temendo la fine di Leonida e i suoi alle Termopili. Certo, i buoni devono essere senza macchia, e i cattivi senza alibi, se vuoi andare in guerra. Sulle colpe di Putin è giusto non dimenticare nulla, e sui crimini di guerra dei suoi uomini è doveroso indagare. Ma sul mediatore ucraino ucciso in casa, niente. Sui generali ucraini licenziati, niente. Sul blogger arrestato Gleb Lyashenko, niente. Sull’operazione di pulizia dei sabotatori, a Bucha, del nazista senza virgolette Sergej Korotkikh niente. Sull’arresto di Medvedcbuk, l’oligarca ucraino (ma allora anche a Kiev ci sono oligarchi?) capo dell’opposizione, poco più di nulla. Sulla caparbia difesa della democrazia della polizia ucraina, nell’aprile di Dnipro, neanche una virgola. Sulla Mariupol raccontata da Rangeloni o da Bianchi, molto diversa da quella che, molti chilometri più in là, raccontano i nostri inviati, non c’è nulla da dire: propaganda loro, roba russa. Del resto non dobbiamo mica mediare, non dobbiamo cercare la pace tra ragioni e torti, dobbiamo vincere, e a caval armato non si guarda in bocca.
Anche la Pasqua è passata, via. Sì, resta la Pasqua ortodossa, ma è tutta un’altra roba, non vorremo mica perdere tempo e guerre, dai.

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