“Sai a loro cosa gliene frega?” Finalmente qualcuno che stampa in faccia a Severgnini la verità sulla fuffa che spaccia da anni agli italiani

Otto e mezzo, Severgnini ossessionato da Salvini e Le Pen, Giuli lo sotterra: “Il popolo se ne frega!”

“Da adesso e sempre di più la vicinanza con Putin, o comunque quel tipo di modello, è perdente.” Lo afferma Beppe Severgnini dal salotto di Otto e Mezzo, il talk show politico condotto da Lilli Gruber su La7. Sul tavolo la guerra in Ucraina ma anche l’esito del primo turno delle elezioni presidenziali in Francia, con Emmanuel Macron in testa su Marine Le Pen. “Non mi stupisce che Giorgia Meloni sia molto più cauta – continua il giornalista -, perché ha capito che alla lunga questa cosa la danneggia. In Europa non è che siamo matti. Uno può avere idee di centro, destra o sinistra ma io faccio fatica a pensare a qualcuno che davvero vuole entrare in un regime somigliante a quello che c’è in Russia oggi.” Elogiata la Meloni che nonostante tutto capisce come deve muoversi, secondo Severgnini, arriva la stoccata al leader della Lega: “Salvini non lo prendiamo sul serio per il suo bene, ma neanche quando è arrivato al governo nel 2018. La fortuna di Salvini è che non lo prendiamo alla lettera, fortuna sua e nostra”.

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A rispondere ai commenti di Severgnini c’è Alessandro Giuli, che in poche battute riassume quello che è successo ieri al primo turno di presidenziali in Francia, dove più del 50% dei francesi ha votato contro Macron. “Non significa aver votato contro il sistema – sottolinea l’editorialista di Libero -, ma significa che hanno votato contro un presidente che ha deluso la maggior parte dei francesi da destra a sinistra.” E per quanto riguarda l’impopolarità di Putin: “Il popolo se ne frega, e ha premiato Marine Le Pen perché è andata in giro a parlare di cose concrete: la spesa, la perdita del potere d’acquisto”.

Secondo Giuli, tutti hanno visto la “scappatella” di Marine La Pen con Putin, “ma l’hanno stravotata comunque perché lei andava nei mercati a parlare di zucchine” mentre Emmanuel Macron “si vestiva con l’outfit di Zelensky, spettinato con la barba incolta e la felpa ma senza portare a casa mezzo risultato. E Melanchon (arrivato terzo al primo turno) andava in fabbrica tra gli operai, che probabilmente Macron forse ha visto in cartolina” conclude Giuli.

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