Draghi avvisa chi strizza l’occhio alla Russia: ci siamo venduti mani e piedi agli Usa. Non disturbate il manovratore

Di Francesco Verderame per Corriere.it

«… Pertanto chi ha rapporti con certi Paesi, come la Russia o la Cina, lo faccia in trasparenza. In modo che non ci siano speculazioni». Se il presidente del Consiglio sente l’obbligo di lanciare un simile segnale durante l’audizione al Copasir, significa che non può esimersi dal farlo. Certo il messaggio è rivolto erga omnes, non ha riferimenti diretti. Ma è diretto il modo in cui lo dice. E il Comitato per la sicurezza della Repubblica coglie la portata di questo passaggio, che Mario Draghi incastona in una lunga esposizione sullo scenario internazionale ai tempi della guerra in Ucraina.

Una guerra che, secondo il capo del governo, sta producendo un radicale cambiamento degli equilibri geopolitici, con la Russia di Vladimir Putin sempre più attratta nell’orbita cinese, e che — così facendo — sta tracciando una nuova cortina di ferro. Tutto ciò impone all’Italia di rafforzare l’ancoraggio all’Occidente, ai suoi valori e ai suoi alleati, evidenziando la sua collocazione Atlantica. Il nuovo mondo non è ancora nato, ma il mondo che verrà sarà la risultante di questa crisi. Perché il 24 febbraio (data d’inizio del conflitto) non è un incidente della storia, è uno spartiacque della storia. E la credibilità del Paese nel consesso internazionale — sottolinea il premier — passa dal suo posizionamento, che non consente ambiguità.

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Ecco come Draghi arriva al punto, dopo aver avvisato che la guerra è destinata a durare perché il presidente della Federazione russa non vuole la pace. Concetto spiegato qualche ora dopo da un esponente del governo che ha accesso alle questioni riservate di palazzo Chigi e dei rapporti con l’Europa: «Putin vuole la resa di Volodymyr Zelensky. Non accetta di sedere al tavolo con chi vuole abbattere. E siccome il blitz è fallito, si sta riorganizzando per piegare Kiev definitivamente». Cade così la tesi finto-pacifista di chi sostiene che Roma abbia smesso di cercare la strada del dialogo con Mosca e che Washington ostacoli il percorso verso la de-escalation militare.

C’è un motivo infatti se, al termine dell’audizione, il presidente del Copasir Adolfo Urso sostiene che l’incontro «si è svolto in un clima di piena collaborazione». E anche di grande preoccupazione. Perché lo scenario illustrato dal capo del governo porterà ad un inevitabile rafforzamento delle sanzioni contro la Russia: oggi sul carbone, domani sul petrolio e dopodomani — in assenza di atti concreti da parte di Putin — anche sul gas. In riferimento alla «sicurezza energetica», il presidente del Consiglio fa sapere al Comitato parlamentare che se l’Italia continuasse a rifornirsi ancora per due mesi del gas russo, si garantirebbe uno stoccaggio tale da poter superare indenne il prossimo inverno. Nel frattempo il governo sta lavorando per diversificare l’approvvigionamento energetico e sganciarsi da Mosca. Perciò lunedì Draghi farà visita ad Abdelmadjid Tebboune, presidente dell’Algeria: Paese che ha ottenuto il vaccino anti Covid dalla Cina e che si rifornisce di armi dalla Russia.

Il mondo è complesso. Il punto è che il conflitto costringe a gestire la fase di emergenza e contemporaneamente a delineare le future linee strategiche internazionali. Obbliga a ragionare in prospettiva sul ruolo della Nato, sul sistema di difesa del Vecchio Continente, mentre vengono meno alcune certezze sui piani degli Stati maggiori, sulle tattiche di guerra, ed emerge la fragilità dei rapporti europei dopo l’uscita di Londra dall’Unione e la decisione di Berlino di investire sul riarmo. Anche di questo si discute con Draghi al Copasir per due ore. Insieme alle difficoltà che producono «sul sistema economico e sociale del Paese».

Ma tutto alla fine ruota attorno «al ruolo dell’Italia nel quadro europeo e atlantico». E su questo il presidente del Consiglio è chiaro, al punto da esprimersi con un concetto che non avrebbe bisogno di approfondimenti. Accanto a lui è seduto il sottosegretario Franco Gabrielli, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica. E dopo che Draghi ha invitato ad avere rapporti con Russia e Cina «in modo trasparente», Gabrielli chiosa: «Anche perché noi lo veniamo a sapere»…

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  1. Draghi è quello che ha detto appena insediato che l’euro e la NATO a comando americano sono dei punti indiscutibili, insomma, una sorta di dittatorello della Colonia Italia sovragestita in tutto e per tutto per conto dello Zio Sam, Guerrafondaio N 1 al mondo!!

    Per giunta si reputa un liberale socialista, un cialtrione idiota criminale totale!!!!!!

  2. secondo i tedeschi Zelensky, alcuni giorni prima del conflitto, pare si sia rifiutato di siglare un accordo con Mosca a garantire la neutralità dell’Ucraina impegnandosi a rimanere fuori dalla Nato

    é evidente che Draghi sta facendo gli interessi delle lobby americane, preoccupati del fatto che i rapporti commerciali Eu con Cina e Russia possano nel tempo consolidarsi mettendo in discussione la leadership Usa

    ecco spiegato il motivo per cui da oltreoceano impartiscono ordini ai nostri politicanti a governo con direttive suicide che forse porteranno l’Italia in guerra, sicuramente alla miseria con sanzioni boomerang

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