Ucraina, solo i dilettanti UE sperano nella Cina. Sono così ignoranti da non sapere il contenuto del patto firmato un mese fa con Putin

Subito dopo la fine del colloquio video -telefonico tra Joe Biden e Xi Jin ping, stravinto dialetticamente e culturalmente (purtroppo) dal leader cinese, Vladimir Putin ha dimostrato di aver afferrato il messaggio di Pechino. E ha usato la super-arma, per fortuna caricata (quasi) a salve, come un avvertimento e un proseguimento operativo del discorso: non siamo soli, la Cina è con noi.

Lo Zar e il Celeste Imperatore saranno alleati fino ai confini del tempo. Questo è il senso della posizione cinese nell’attuale crisi ormai mondiale. La Cina è disponibile in futuro a mediare per interrompere un conflitto dove si versano fiumi di sangue, ma soprattutto per impedire una terza guerra mondiale: stando però dalla parte della Russia, aspettandosi di trovarsi gli Usa dall’altra parte a rappresentare l’Ucraina.   

Dove è chiaro che i rapporti di forza sono tutti dalla parte orientale, come dice quel missile ipersonico, più eloquente di Cicerone. Si andrà cioè verso una provvisoria pace ottenuta ad un prezzo molto alto per la sovranità e la libertà dell’Ucraina e – in fin dei conti- dell’Europa. In pratica è in corso una nuova Yalta, dove l’Ue non esiste come interlocutrice, ridotta a colonia di Washington, e l’Italia presa a schiaffi in modo volgare, come sta accadendo vergognosamente in queste ore. Da questa Yalta, secondo il disegno cinese, verrà il riconoscimento di un nuovo ordine mondiale non per forza statico, ma basato sul «realismo offensivo» come previsto dal politologo John Mearsheimer dell’Università di Chicago.

Un mondo bipolare in competizione, dove ci si strappa delle pedine e delle torri sulla scacchiera del mondo. E dove si deve smetterla di demonizzare i valori altrui. Semplicemente – dicono i russo-cinesi – ci sono sistemi di valori e concezioni della democrazia diversi. 

LE 99 PAGINE

L’attacco all’Ucraina – che la Cina mai ha definito guerra o aggresssione – rientra in questo percorso. Non è una fanfaluca retroscenista. $ tutto scritto nel trattato di 99 pagine del 4 febbraio scorso firmato a Pechino da Putin e Xi, che è ben più di un’alleanza settoriale e contingente su energia, petrolio, cereali eccetera. Insomma, è un patto di ferro per sancire che «l’amicizia tra Cina e Russia non ha limiti». Un documento poco o nulla analizzato, passato agli archivi senza essere preso sul serio. In realtà è il manifesto di un nuovo comunismo universale, dove si esprime una concezione dei diritti umani e della democrazia totalmente in balia della volontà dell’autocrate di turno. Le parole sono suadenti: «le nuove relazioni interstatali tra Russia e Cina sono superiori alle alleanze politiche e militari dell’era della Guerra Fredda», «l’amicizia tra i due Stati non ha limiti, non ci sono aree di cooperazione “proibite”». Poi si passa alla enunciazione ideologica proposta in termini quasi sacrali. «Non esiste solo la democrazia di Washington». 

«Non esiste un modello unico per guidare i Paesi nella creazione della democrazia» e spetta alle singole Nazioni «scegliere» le diverse «forme e metodi di attuazione della democrazia che meglio si adattano al loro particolare stato», a seconda di una serie di condizioni locali tra cui il background sociale e storico e «caratteristiche culturali uniche». In un passaggio profetico, i due presidenti di fatto giustificano quello che di lì a 15 giorni sarebbe accaduto in Ucraina e che, in futuro, potrebbe giustificare uno scenario simile per Taiwan. I cosiddetti «valori occidentali» che hanno governato il mondo per decenni sono appunto solo «occidentali» e non universali come Usa e Ue vorrebbero far credere. Si legge «Le parti (…) si oppongono all’abuso dei valori democratici e all’ingerenza negli affari interni degli Stati sovrani con il pretesto della protezione della democrazia e dei diritti umani… Le parti invitano la comunità internazionale a rispettare la diversità culturale e di civiltà nonché i diritti all’autodeterminazione dei popoli di Paesi diversi… ogni Nazione ha le sue caratteristiche nazionali uniche, la storia, la cultura, il sistema sociale e il livello di sviluppo sociale ed economico che le sono propri, la natura universale dei diritti umani dovrebbe essere vista attraverso il prisma della situazione reale in ogni Paese particolare». 

Insomma: avanti Russia, prenditi l’Ucraina. Aveva detto Xi a Biden: «La guerra non conviene a nessuno». Traduzione: oggi l’America e la Nato sono militarmente inferiori. Sul piano missilistico la Russia è in grado di colpire qualsiasi zona d’Europa e non c’è scudo antimissile che tenga. Per cui non vi conviene eccitare troppo la tigre siberiana. Tirata in ballo da Xi con un proverbio di chiarezza cristallina: «Chi ha messo il collare alla tigre è lui che deve toglierlo». La tigre è Putin. Il collare è l’Ucraina e in generale tocca a chi ha scelto la politica di accerchiamento della Russia di rimediare. Come? Consentendo a Mosca un asservimento di fatto di Kiev. 

IL MISSILE
E così, ieri mattina, all’alba Putin ha tradotto in fatti le parole sinuosamente minacciose di Xi. E ha sparato a Deliatine, nella regione d’Ivano-Frankivsk un missile ipersonico, mai usato prima in un teatro di guerra. Si chiama Khinzal, che vuol dire Pugnale. Non è intercettabile da alcuno scudo antimissile occidentale. La notizia è stata orgogliosamente data ufficialmente dal ministero della Difesa di Mosca. Stavolta la testata era di tipo convenzionale, ma avrebbe potuto essere nucleare. Gli americani hanno software più sofisticati, ma non hanno avuto saputo ancora trasformarli in missili. E così alla resistenza ucraina forniscono fionde, per fermare uno che dispone dell’arma letale. Serve solo alla propaganda, a finanziare una guerra per procura coòl sangue degli altri. Intanto la Cina sta costruendosi una base militare marittima in Guinea Equatoriale. $ un collare con cui Xi cinge il leone americano. Il quale alla fine ruggirà.

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