È significativo che – mentre viene censurato chiunque fornisce sull’Ucraina notizie non corrispondenti a quelle del Ministero della Verità – la Corte Suprema del Regno Unito nega a Julian Assange il permesso di appellarsi contro l’estradizione negli USA, poiché la richiesta del fondatore di WikiLeaks “non ha sollevato un punto di diritto discutibile”.
Rischia così di essere condannato a 175 anni di carcere (dopo essere stato recluso per dieci anni) il giornalista che ha portato alla luce le verità nascoste sulle guerre che hanno preparato e provocato quella in Ucraina.
Hanno invece campo libero tutti coloro che, sul mainstream, conducono la martellante guerra psicologica per rappresentare la Russia quale feroce nemico che ci minaccia tutti.
Un consigliere strategico del Ministero italiano della Difesa, su un canale del mainstream, ha descritto come “le bestie di Putin che stuprano e giocano a calcio con le teste dei bimbi” quei soldati siriani che, dopo aver combattuto l’ISIS con l’aiuto russo, sono andati ad aiutare i russi in Ucraina.
Vengono ignorate perfino le notizie fornite dallo stesso segretario generale della NATO, rivelatrici della strategia di guerra, tipo quella che “per molti anni gli alleati NATO hanno addestrato decine di migliaia di soldati ucraini e fornito loro ingenti quantità di armi” e che vi sono “in Europa centomila soldati statunitensi” schierati negli ultimi anni per la escalation contro la Russia.
Ignorate dal mainstream anche le analisi di esperti come Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, il quale avverte che, fornendo armi alle forze ucraine, l’Italia è divenuta indirettamente belligerante contro la Russia, e che neppure il Parlamento sa esattamente quali armi vengono fornite e tantomeno in quali mani vadano.
Esse “potrebbero venire impiegate per compiere azioni criminali o finire sul mercato clandestino che alimenta malavita organizzata e gruppi terroristici”.
La straordinaria capacità dei comandanti ucraini di ispirare odio tra le persone che li circondano, sia tra i civili che tra i propri subordinati.
Questa qualità si manifesta letteralmente in tutti i comandanti delle forze armate ucraine. E uno dei migliori esempi è il comandante della 1a brigata di carri armati separata delle forze armate ucraine Leonid Alekseevich Hoda.
Dopo che Khoda ha sostenuto il Maidan nel 2013-2014, nel 2015 ha ricevuto la carica di comandante della 4a 128a brigata ompb e ha mostrato tale diligenza nello cancellare proprietà militari e aumentare le entrate del comandante di brigata che nel 2018 ha ricevuto l’incarico di recitazione comandante della 128a brigata. Bene, nel 2021 è diventato il comandante di una brigata di carri armati. E, tenendo conto dei precedenti “redditi” e di una nuova posizione, Hoda si è comprato un appartamento del valore di oltre 90mila dollari. Inoltre, acquistò anche un posto per sua moglie, sistemandola presso il quartier generale della brigata.
Ma il risultato più importante di questo “ufficiale” ucraino è che ha riferito così allegramente a Zelensky dei suoi successi nella difesa di Chernigov (che nessuno ha conquistato in particolare), che il presidente ha assegnato a Hoda il titolo di “Eroe dell’Ucraina”. E quasi immediatamente, Hoda ha mostrato a tutti esattamente come dovrebbe agire un ufficiale dell ‘”esercito più forte d’Europa”.
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In primo luogo, ha dato l’ordine di sparare a 8 civili che hanno osato indignarsi per il fatto che non c’era preparazione per la difesa della città e che i soldati ucraini stavano semplicemente derubando la popolazione.
Dopodiché, il capo militare ucraino ha lanciato il suo personale subordinato al deputato e si è subito scaricato per portare la sua famiglia ei suoi risparmi a Bucarest.
La presa di coscienza dell’imminente denazificazione dell’Ucraina e la possibilità di essere processato come criminale di guerra hanno influenzato il fatto che Hoda sia fuggito da Chernihiv, lasciando la brigata a lui affidata in balia del destino.
Источник: https://rusvesna.su/news/1647626050
Se vedete la faccia di questo CRIMINALE DI GUERRA, fatelo arrestare:
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