Strage di Bergamo, aumenta sempre più la probabilità che venga tutto insabbiato. Il vergognoso scaricabarile in Regione Lombardia tra i vari mambri della feccia politica

Covid in Lombardia, le troppe verità per i 39mila morti: “Colpa dello Stato. No, Regione inefficiente”

Ecco i contenuti delle quattro relazioni della Commissione d’inchiesta istituita al Pirellone: impossibile arrivare a un’unica verità sulle morti

tratto da Repubblica Milano

Per il centrodestra lombardo, “il grave ritardo nell’attivazione della macchina organizzativa” per affrontare l’emergenza Covid è dipeso dalla “mancanza di informazioni scientifiche e di indicazioni operative da parte dello Stato”. Ciononostante, “la Regione ha operato senza risparmiare sforzi e, in taluni casi, ha anticipato le disposizioni nazionali con l’unico scopo di offrire a tutti i cittadini le cure di cui avevano bisogno”. Per le opposizioni di centrosinistra, invece, “ci fu una resistenza della politica a credere nella gravità dei fatti , una lentezza nell’ammettere la complessità potenziale della situazione non solo per limiti scientifici e oggettiva.

poco più due anni dall’inizio dell’epidemia di Covid, che in Lombardia ha provocato quasi 39 mila morti, non c’è ancora una verità ufficiale che accerti le responsabilità di ciò che è avvenuto. Ventiquattro mesi fa il video con i mezzi militari che trasportavano le bare a Bergamo ha fatto il giro del mondo. Dopo ventisei riunioni la commissione speciale d’inchiesta istituita dal Pirellone sulla gestione dell’emergenza in Lombardia ha prodotto quattro relazioni diverse. Una sottoscritta da tutta la maggioranza di centrodestra. Le altre tre depositate da forze delle minoranze che ora avranno due settimane di tempo per cercare di convergere in un unico documento.

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Il centrodestra

Nelle 54 pagine della sua relazione, la maggioranza di centrodestra che governa la Lombardia punta il dito contro l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) che inizialmente “non raccomandò alcuna misura restrittiva per i viaggiatori” e contro il governo nel 2020 guidato da Giuseppe Conte. Solo il 22 febbraio “fu emanata una nuova circolare del ministero della Salute che chiariva e definiva i caratteri dell’emergenza sanitaria da Coronavirus”. Non solo. Nella relazione si sottolinea che “il piano pandemico nazionale per la gestione del virus influenzale risaliva al 2006 e non era mai stato aggiornato dal ministero della Salute”. Il centrodestra si chiama fuori anche sulla mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro. “È evidente che la giunta regionale abbia seguito e operato nel rispetto della normativa vigente e che la mancata attivazione della zona rossa ad Alzano e Nembro sono da attribuirsi al governo centrale”. In conclusione, per il centrodestra “la Regione ha operato attivamente e instancabilmente e con ogni mezzo contro un evento sconosciuto e inatteso attenendosi alle normative nazionali”.

Pd, Civici Europeisti, +Europa

Di tutt’altro avviso l’analisi e le conclusioni della principale risoluzione delle minoranze. A partire dalla premesse. Sotto accusa “La teoria dello tsunami” utilizzata come “giustificazione complessiva e tombale per un’intera classe dirigente”. Ma “che vi sia stato un problema di gestione politica e manageriale è chiaro”. Tanto che nel corso della pandemia “sono stati sostituiti due assessori, tre direttori generale del Welfare e innumerevoli funzionari”. La relazione mette in evidenza le “istruzioni divergenti” che l’amministrazione regionale “aveva dato agli ospedali, diverse da quelle del ministero”.

Le lacune documentali come il caso “dei verbali della cabina di regia”. Quello della medicina territoriale dimenticata. I mancati tracciamenti. Il mancato isolamento delle strutture sanitarie. Fino alla durissime conclusioni. “Attori politici e socio economici hanno resistito all’idea di misure particolarmente drastiche per arginare il virus. La vicenda può essere solo uno dei casi in questo senso”.

Il Movimento Cinque stelle

Le 72 pagine del documento firmato dai pentastellati mettono sul banco degli imputati non solo la Regione, ma anche la riforma del titolo V della Costituzione che avrebbe aperto alla privatizzazione della sanità lombarda. E i tagli alla sanità a partire dal governo Monti. “A fronte di una dichiarazione dello stato di emergenza tempestiva da parte del governo, non ha fatto seguito un’applicazione del piano pandemico o un suo aggiornamento, cosa che ha avuto come conseguenza anche l’errata applicazione dei piani regionali”. Per non parlare del “tentennamento nell’attuazione della zona rossa nella bergamasca con le pressioni degli industriali, che fanno emergere una Regione condizionata dai poteri forti, di istituzioni impreparate e personaggi politici inconcludenti”. Con “le Rsa impegnate come reparti Covid, nel migliore dei casi, che sono da ascrivere ad un errore di valutazione gravissimo da parte di chi aveva la responsabilità politiche e gestionali” e, “nel peggiore dei casi”, la scelta “di voler dare un beneficio economico ad un settore particolarmente trainante in Lombardia”.

Michele Usuelli, +Europa

Da medico oltre che da consigliere regionale, l’esponente radicale dedica la sua risoluzione a Leonardo Sciascia e fa un parallelo con il travagliato iter della commissione d’inchiesta sul rapimento e l’assassinio di Aldo Moro di cui fece parte il famoso scrittore. “L’approccio superficiale e al contempo presuntuoso alla crisi in corso nei primi mesi dell’emergenza Covid – scrive Usuelli – è stata quindi la cifra che ha contraddistinto l’azione di governo della giunta e ne rappresenta la principale responsabilità nel metodo”.