La Rai non è una televisione, ma una discarica a cielo aperto! Le parole del corrispondente da Mosca finito nella bufera ne sono la conferma

Il capo-corrispondente da Mosca della tv di Stato, che ha ritirato i suoi giornalisti: “Nessuno mi ha interpellato”. In merito alle polemiche sui suoi servizi: “Non ho avuto tempo di occuparmene, abbiamo dormito 4 ore per notte”

“Lo stop della Rai ai servizi in Russia? Nessuno mi ha interpellato”, risponde Marc Innaro, classe 1961, capo-corrispondente della tv di Stato da Mosca. “Fosse per me, sarei rimasto in onda. Sono un giornalista, lavoro fino a quando l’azienda non mi dice di fermarmi. O fino a quando mi arrestano”.

La Rai ha spiegato che la decisione è stata presa per tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto. Ma la Vigilanza si sta già muovendo. Il presidente Barachini chiede: inviati e corrispondenti sono stati interpellati?
“Personalmente no – racconta Innaro – Ma mi adeguo, ora sto organizzando il rientro dei nostri 4 inviati. Io e l’altro corrispondente invece dovremo decidere se rientrare a Roma o rimanere qui in ferie, queste sono le disposizione che ci ha dato l’azienda”.

E che farà? Torna o resta a Mosca?
“Non ho ancora deciso, ora mi sto occupando degli inviati. Ne abbiamo 2 a Rostov, al confine, e 2 a Mosca”.

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Lo sa che in Italia infuriano le polemiche sui suoi servizi. Il Pd ha presentato un’interrogazione, parla di “corrispondenze filo-russe”.
“Mangio pane e Russia da quando ho 18 anni. E faccio questo mestiere da 30, ero già stato a Mosca nel ’94. Non ho avuto tempo in questi giorni di stare dietro alle polemiche, abbiamo dormito 4 ore per notte”.

Il Pd (e anche un esponente di Forza Italia) chiede la sua rimozione. Cosa risponde?
“Non è il Pd, è un parlamentare del Pd. Per me parla il mio lavoro, sono stato corrispondente a Mosca, al Cairo, a Gerusalemme durante l’Intifada”.

Non riporta solo la versione russa?
“Faccio il mio mestiere. Ora devo tornare a organizzare i rientri dei colleghi”.

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3 comments
  1. auspico che anche da noi si arrivi ad emanare una legge sulle fake news: ai giornalisti che raccontano panzane 15 anni di carcere senza sconti di pena!

  2. non bastano le galere , dovremmo graziare metà degli attuali detenuti per far spazio ai giornalisti corrotti e bugiardi . Poi ci toccherebbe sostituirli con profughi ucraini . .

  3. Abbiamo una massa di persone in posizioni decisionali che non valgono nulla nè a livello umano nè a livello professionale, questa censura all’inviato della rai ne è solo un esempio, gli altri li possiamo valutare con la inesorabile deindustrializzazione dell’Italia negli ultimi 40 anni e con la insignificante considerazione internazionale. Non basta fermare i giornalisti che mentono, ci vuole un ricambio a tutti i livelli.

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