Mentre si combatte in Ucraina, baffetto D’Alema vende armi e aerei da guerra alla Colombia: in piazza fanno cortei della pace, in camera caritatis fanno i soldi con la guerra

Giacomo Amadori per “la Verità”

È davvero interessante la parabola dell’ex premier Massimo D’Alema, noto per essere il primo capo di governo post comunista capace di convincere la sinistra italiana a bombardare uno Stato sovrano, la Serbia. Era 1999. Da allora Max ne ha fatta di strada e dopo aver installato una merchant bank dentro a Palazzo Chigi (Guido Rossi dixit), adesso lavora in proprio e si è messo a fare anche il venditore di armi. Questo grazie ai contatti privilegiati dentro a Leonardo e Fincantieri. L’ultimo affare noto riguardava 4 corvette Fcx30, due sommergibili Trachinus (2 miliardi di euro di valore) e 24 caccia M346 (2,13 di euro).

La parte di D’Alema e della sua squadra avrebbe dovuto essere di 80 milioni, circa il 2 per cento della torta, una fetta che l’ex ministro degli Esteri considerava «un risultato straordinario». O perlomeno questo era quello che aveva assicurato ai soci nell’affare, due quarantenni pugliesi, Francesco Amato e Emanuele Caruso, promotori di progetti con la loro Cooperacion America latina, un’organizzazione fondata l’anno scorso tra Italia e Colombia. L’ex premier per fare affari approfitta dei suoi canali privilegiati dentro alle aziende, dove, come vedremo, può contare sui «massimi livelli».

Di certo il 15 dicembre Dario Marfé, della divisione aerei di Leonardo, vicepresidente senior dei servizi commerciali & clienti gli scrive: «Buonasera Presidente, scusandomi per il ritardo, Le invio in allegato alcune brochure che descrivono le soluzioni offerte da Leonardo divisione elettronica per radar aeroportuali e centri air traffic control». I dépliant riguardano le caratteristiche principali di cinque prodotti, per cui possono essere organizzate anche presentazioni dedicate.

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A questo punto Marfé tira fuori l’argomento aerei da guerra che evidentemente è già sul piatto: «A presto risentirLa anche sul tema M-346» conclude. Nel carteggio mail e nei gruppi Signal aperti dal gruppo colombiano con l’ex premier c’è anche la proposta di novembre per 24 aerei da guerra per la Air force colombiana. Costano 32 milioni l’uno (768 milioni), ma il valore della commessa quasi si triplica comprendendo 800 milioni di euro di costi di manutenzione, 500 di opere civili e per l’ammodernamento delle basi aeree e 200 milioni per equipaggiamenti, simulatori e corsi di formazione.

Per questo nuovo business l’ex premier ha suggerito al gruppo di lavoro colombiano, a inizio ottobre 2021, negli uffici della fondazione Italianieuropei di Roma, di ingaggiare l’avvocato Robert Allen di Miami come interfaccia con le aziende italiane. Quest’ ultimo ha uno studio specializzato in compravendite di superyacht. Il rappresentante dello studio in questa vicenda è Umberto Bonavita, nato nel 1973 negli Usa. In Italia è praticamente un fantasma. Nel 2021 è passato una sola volta dall’aeroporto di Fiumicino.

Nel 2019 aveva visitato l’Italia insieme con la moglie, la cognata e i tre figli. Nel settembre di quell’anno è stato avvistato insieme a Gherardo Gardo, commercialista bolognese, professionista di fiducia di D’Alema. L’ex leader del Pds cita sia lui che Bonavita come partecipanti alla trattativa tra il governo colombiano e le aziende italiane. Sul sito dello studio Gardo è specificata l’attività di consulenza societaria e fiscale negli Stati uniti, in particolare a New York e Miami.

Sulla pagina online, tra i commenti favorevoli c’è anche quello di Bonavita. Gardo e Bonavita sarebbero stati a Cartagena il 14 dicembre presso la Cotemar (l’omologo di Fincantieri in Colombia) per un incontro con l’ammiraglio Rafael Callamand. Insieme con loro ci sarebbe stato anche il responsabile per l’America Latina di Fincantieri Stelio Antonio Vaccarezza. Altro soggetto appartenente al team dalemiano è Giancarlo Mazzotta, politico pugliese di Forza Italia e già sindaco di Carmiano, comune sciolto per presunte infiltrazioni mafiose.

Mazzotta è attualmente imputato in due processi (in uno è in attesa dell’udienza preliminare), accusato di diversi illeciti, dalla frode processuale all’istigazione alla corruzione ai reati fiscali.Questa è la squadretta che va in giro per il mondo a rappresentare l’ex premier. A fine gennaio Bonavita, Gardo e Mazzotta sono a Bogotà per seguire le trattative e accogliere alcuni importanti manager italiani di Fincantieri e Leonardo.

Per l’azienda navale atterrano Giuseppe Giordo, general manager della divisione militare, Achille Fulfaro, vicepresidente vendite e direttore commerciale, Vaccarezza, e Aurora Buzzo, project e negotiation manager. Il 27 gennaio i quattro si recano presso il circolo della Marina militare per la presentazione ufficiale dell’azienda tricolore in vista della conclusione dell’affare. Il pomeriggio firmano un memorandum of understanding con due capitani di fregata, advisor per gli acquisti della Marina colombiana.

Nelle stesse ore Bonavita accompagna il rappresentante di Leonardo in Sud America, Carlo Bassani, al ministero della Difesa. Bassani aveva già avuto un contatto con il gruppo colombiano a novembre quando aveva inviato i suoi componenti all’Expodefensa di Bogotà per fare la loro conoscenza. Prima dell’incontro al ministero della Difesa del 27 gennaio, a quanto risulta alla Verità, ci sarebbe stata nella stanza di Mazzotta al Sofitel una call a cui parteciparono fisicamente Mazzotta, Gardo, Bonavita, Amato e Caruso e in video si collegarono Marfé, rimasto in Italia causa Covid, e D’Alema.

Al centro della call la firma dei contratti di Allen, indispensabili per lo sblocco dell’affare.In vista dell’appuntamento, Marfé, il 17 gennaio, aveva scritto un messaggio Whatsapp a Gardo in cui si era discusso proprio di Allen: «Credo che per fine settimana avremo ultimato il processo di due diligence». Risposta del commercialista: «Grazie dell’aggiornamento. Con la fine del processo di due diligence spero possa essere definito anche l’incarico formale. Spero di avere conferma della data in giornata, mi aggiornerò con Robert Allen Law nel pomeriggio».

Marfé rassicura Gardo sul contratto per lo studio legale: «Assolutamente sì, su incarico formale, ne ho parlato ai massimi livelli per evitare rallentamenti». Ma a quanto ci risulta i red alert «reputazionali» su una società che dovrebbe occuparsi di compravendita di barche di lusso avrebbero fatto incagliare definitivamente l’accordo.

L’8 febbraio 2022 era prevista una videoconferenza con il ministro della Difesa Diego Andrés Molano Aponte, D’Alema e gli amministratori delle società, ma non si è svolta per questioni burocratiche.In una mail preparatoria del 3 febbraio inviata all’Ufficio di Presidenza della Repubblica della Colombia da parte del gruppo di lavoro locale si legge che alla «riunione virtuale» per «presentare la proposta di collaborazione con le forze armate colombiane» avrebbero dovuto prendere parte l’amministratore delegato di Leonardo Alessandro Profumo e il direttore generale di Fincantieri Giuseppe Giordo «insieme al presidente Massimo D’Alema [] e all’avvocato Umberto Bonavita».

Quando viene riprogrammata la videoconferenza D’Alema non avrebbe più risposto. In compenso l’8 febbraio si è tenuta una riunione tecnica via etere a cui avrebbero preso parte anche Bassani e Bonavita, gli stessi che si erano recati al ministero della Difesa.Marfé il 9 febbraio, a proposito della call del giorno precedente, scrive a Gardo per chiedere un parere sul fatto che alla Webex «non abbia partecipato nessuno dell’Aeronautica Militare della Colombia, ma bensì solo rappresentati della Marina».

Per questo propone di potersi sentire nei giorni successivi «per fare il punto della situazione dell’iniziativa e definire/condividere i prossimi passi». Gardo, prova a tranquillizzarlo e assicura che sarà loro «cura approfondire tale argomento e capire le intenzioni a livello istituzionale» per poi «concordare i prossimi passi e definire tutte le formalità a oggi ancora sospese».

Interessantissimo quanto dice D’Alema il 10 febbraio 2022 a proposito del contratto che le aziende italiane sarebbero state sul punto di firmare prima dell’esplosione del Colombia-gate: «Per Fincantieri mancano due settimane, credo, ancora. C’è una seconda particolarità di questi contratti che voglio sottolineare.

Normalmente i contratti di promozione commerciale hanno un tetto, un “cap”, in inglese. In questo caso no. In questo caso è un contratto commerciale al 2% del business, dell’ammontare del business. Questa è una decisione straordinaria, non è stata facile da conseguire. È chiaro? Perché il valore di questo contratto è più di 80 milioni. Quindi, anche per questo, diciamo, ci vuole un po’ di tempo. Però io sono in grado di ga-ran-ti-re nel modo più assoluto che i contratti si stanno facendo e saranno fatti».

Poi specifica un «altro tema» che ritiene particolarmente importante: «Noi abbiamo chiesto che i contratti prevedano, oltre al “success fee” anche un compenso come “retailer”, come rimborso spese, diciamo. Su questa seconda parte non abbiamo ancora ottenuto una definizione quantitativa, però, sarà parte anche questo del contratto, o forse si farà un piccolo contratto ulteriore, diciamo».

L’ex ministro degli Esteri cerca di allettare gli interlocutori, dopo che è saltata la riunione tra il ministro della Difesa colombiano e i rappresentanti delle aziende italiane: «Noi abbiamo preso impegno, noi e anche Robert Allen, la società americana, che tutti i compensi, a qualsiasi titolo ricevuti, saranno suddivisi al 50% con la parte colombiana. Mi riferisco a tutti i compensi che avrà Robert Allen a qualsiasi titolo, a tutti i compensi che riceverà da Fincantieri e da Leonardo, a qualsiasi titolo come success fee o come rimborso spese. Tutti questi, tutti, saranno divisi a metà con la parte colombiana».

D’Alema parla a nome di Allen con il grupp colombiano che non lo ha ancora ingaggiato, ma che, è il consiglio, dovrebbe farlo. Perché rivolgendosi a uno studio legale americano il contratto «sarà sottoposto al controllo delle autorità degli Stati uniti d’America» e di quelle europee, cosa fondamentale per un Paese chiacchierato come la Colombia, a causa del narcotraffico e del riciclaggio, ma soprattutto perché «la legge americana protegge il rapporto tra il legale e il suo cliente, con il segreto. Se invece è un contratto puramente commerciale non c’è segreto».

D’Alema vuole capire se il business si possa chiudere «in tempi stretti», prima delle elezioni legislative colombiane di maggio, e poi cerca rassicurazioni: «Ma davvero il Parlamento e il governo della Colombia possono fare questo acquisto senza una gara. Internazionale, senza un “tender”?».

Dopo aver ascoltato la risposta dell’interlocutore, riattacca: «C’è un problema politico: prima o dopo le elezioni?». Poi fa sapere: «Il comandante della forza aerea colombiana verrà in Italia il 28 febbraio. Sarà ospite di Leonardo. E anche del governo italiano. Io chiederò di incontrarlo. È utile che io lo incontri. Se voi gli fate avere il messaggio che è utile che incontri anche me, tutto diventa più facile».

Il 28 febbraio sul sito Internet, Sassate, è uscito il primo articolo sulla nuova passione da venditore di armi di D’Alema. C’è stato l’incontro? Non ci risulta. Nel frattempo, ieri, l’aviazione militare colombiana ha annunciato l’avanzamento delle trattative per l’acquisto di 21 F16 della statunitense Lockheed. Anche perché i sudamericani inizialmente non volevano gli M-346, aerei da addestramento, ma gli Eurofighter (prodotti da un consorzio europeo di cui fa parte anche l’Italia con Leonardo). In questo caso, però, l’acquisto non sarebbe stato gestito da D’Alema & C.. Per questo ad Amato e Caruso in uno degli incontri con l’ex primo ministro a Roma sarebbe stato chiesto di «orientare le potenziali necessità del comparto aereo» colombiano verso gli M-346. Sembra con scarsi risultati.

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1 comment
  1. non contento dei compensi percepiti come figura delle istutuzioni, il baffetto di Articolo Uno si dedica anche alla vendita di armi..

    scommetto che é lui a dare le direttive al burattino Speranza su come imporre la vax per poi incassare provvigioni dalle farmaceutiche (come ai tempi il Poggiolini)

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