“La prima cosa da fare ai rifugiati” Bassetti anche oggi non conosce la vergogna: non vede l’ora di punturare tutti quelli che scappano dall’Ucraina

La situazione in Ucraina con la conseguente emergenza sanitaria preoccupa Matteo Bassetti: “In questo momento in Ucraina c’è bisogno di medici che sappiano gestire le ferite da arma di fuoco, specialisti in medicina di guerra. C’è necessità di chirurghi e ortopedici, meno di infettivologi ma comunque alcuni colleghi hanno espresso la volontà di andare a dare una mano. Ma credo che oggi l’aiuto più grande si può dare nei paesi dove gli ucraini arrivano come rifugiati. Magari pensando ad una task force europea con colleghi di diversi Paesi”.

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Il direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, spiega al’Adnkronos che “il Sistema sanitario ucraino è come quello italiano di quaranta anni fa, molto indietro. C’è quindi un problema sanitario, si è vaccinato contro il Covid solo il 33% della popolazione e questo richiede una organizzazione a livello europeo per dare assistenza ai rifugiati e permettergli un accesso ai vaccini, agli adulti e ai bambini”. Non solo. In Ucraina “ci sono alcuni focolai di poliomielite e per questo ci vuole un ragionamento complessivo sulle malattie infettive. Non sottovalutiamole visto in Occidente stiamo uscendo piano piano dall’emergenza Covid”.

Infatti, scrive ancora il professore sui suoi profili social, con il conflitto in Ucraina, “avremo milioni di sfollati, ospedali che non avranno più priorità Covid, in questo giorni treni e bus presi d’assalto, si creeranno tendopoli. Si rischia che da quelle parti il virus riprenda forza e non possiamo assolutamente consentirlo e permettercelo. Oltre agli aiuti militari e logistici, occorre mettere in piedi una campagna di prevenzione delle malattie infettive con vaccinazioni offerte a tutti. Non c’è tempo da perdere.

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1 comment
  1. mi domando ancora una volta quale sia il ruolo di Bassetti nelle istituzioni..

    poi non pianga se qualcuno in strada lo invita ad andarsene..

    comunque ha ragione suo figlio a voler cambiare il cognome..

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