Aprire tutto? Persino Crisanti lo ammette: ho visto i dati inglesi. Non ha senso mantenere le restrizioni

“Voleva parlami di Omicron o dei referendum?”. Inizia in maniera molto scherzosa e con alcuni problemi di audio il collegamento tra Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova, e la puntata del 17 febbraio de L’Aria che Tira condotto da Myrta Merlino. Su La7 il clima è molto conviviale e il virologo sta al gioco: “Rispetto ai referendum sono sempre favorevole, perché ad un certo punto si crea una frattura fra la legislazione e l’aspettativa delle persone. Quindi sono favorevole perché avvicinano questi due fronti”. Chiusa la parentesi politica si passa al Covid: “Quando è che il Covid diventerà una normale influenza?”. Risponde Crisanti: “È come chiedermi quando una tigre diventa un gatto, direi quasi mai, bisogna addomesticarla e contenerla. Per ingabbiare la tigre lo strumento migliore il vaccino. Poi nel tempo diventerà sicuramente meno aggressiva. C’è una riduzione dei casi, legata principalmente al fatto che siamo tutti protetti. I ricoverati in terapia intensiva sono al 72% non vaccinati, questo dato ci dice che sopra i 70 anni la vaccinazione fa differenza. Poi chi ha più patologie rischia ancora”.

“L’Inghilterra sta davanti a noi e ci permette di capire le cose in anticipo – sottolinea l direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova -. Da circa 15 giorni i casi non sono più in diminuzione, si è raggiunto un equilibrio, che è l’evoluzione naturale. Quando si parla di endemia si punta proprio all’equilibrio tra le capacità di trasmissione del virus e le misure in atto per bloccarlo. Sono tra i 45mila e i 60mila casi al giorno, in Italia sarà un numero più basso visto il clima e l’abitudine a vivere di più all’aperto. Dobbiamo cambiare paradigma di controllo, perché se lo prendiamo lo possiamo passare ad una persona sopra gli 80 anni”.

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La Merlino ferma Crisanti e gli ricorda che Massimo Galli e Walter Ricciardi nelle interviste degli scorsi giorni hanno predicato la massima prudenza, chiedendogli lumi sul vaccino in grado di fermare tutte le varianti: “È una prospettiva realistica, cambia poco se tra 3 o 6 mesi. La cosa importante è la durata della protezione del vaccino. Con l’abbassamento della curva e con il fatto che il livello di protezione non è prolungato nel tempo vale la pena aprire tutto. Se ritardi ad aprire ci sono più persone meno protette, adesso siamo più protetti. Riaprendo tra due mesi – conclude Crisanti – sono passati altri due mesi dall’infezione o dalla vaccinazione e le persone sono meno protette”.

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