La pagliacciata per il Quirinale avrà il benefico effetto di fare saltare anche il governo: da come si scannano le probabilità sono elevate

Elezione presidente della Repubblica, la terza votazione: nuova fumata nera. Su Casellati, il Pd avverte Salvini: “Fermati o salta la maggioranza”.

Terminato lo spoglio alla Camera: il quorum dei due terzi non è stato raggiunto. Anche oggi scheda bianca per Lega e Fi e centrosinistra. Fdi vota Crosetto “per dare un segnale”. La rosa dei nomi del centrodestra: Moratti, Pera e Nordio. Renzi: “Accordo Casellati al Colle e io al Senato? Non esiste”. Salvini: “Lei candidabile senza sponsor”. Da domani basterà la maggioranza assoluta.

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Giorno tre dell’elezione del presidente della Repubblica: nuova fumata nera. Oggi le urne alla Camera si sono aperte alle 11 e poco dopo le 14 è iniziato lo spoglio: tante le schede bianche e 126 voti per Sergio Mattarella seguito da Guido Crosetto, che ha preso 115 preferenze che superano i 63 di Fratelli d’Italia. Il nome del co-fondatore di Fratelli d’Italia era stato proposto, a scrutinio iniziato, dalla leader Giorgia Meloni “per smuovere le acque” mentre Lega e Forza Italia hanno annunciato scheda bianca anche alla terza votazione. E la stessa indicazione è arrivata dal centrosinistra (Pd, M5S e Leu). 

Le trattative tra i partiti proseguono. Enrico Letta è in costante contatto con tutti i leader delle principali forze politiche, Matteo Salvini compreso. Il Pd sarebbe al lavoro per cercare di convincere il leader leghista a non procedere domani al voto su un candidato di centrodestra perché così potrebbe saltare la maggioranza. Stesso ragionamento espresso dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio durante un colloquio avuto in Transatlantico alla Camera con un gruppo di parlamentari del M5S: se il centrodestra mette sul tavolo per il Quirinale, un nome divisivo, rischia seriamente di spaccarsi la maggioranza. Il segretario dem ha poi avuto un lungo incontro con Matteo Renzi “per concordare i prossimi passi” e confermare che il Pd è contrario a una candidatura di parte che spacchi la maggioranza. E che farà il possibile per bloccarla. E fuori da Montecitorio ha parlato anche Giuseppe Conte, rimarcando la linea del M5S, ossia sì a Draghi ma a capo del governo: “Oggi che la nave è ancora in tempesta, il M5S dice sì a Draghi. Anzi lo rafforza perché le emergenze ci sono ancora adesso. Diciamo sì alla visione di cui lo abbiamo investito, il m5s è disponibile a rilanciare e supportare l’azione di governo per un patto coi cittadini”.

La rosa dei nomi del centrodestra, composta da Letizia Moratti, Carlo Nordio e Marcello Pera, è subito sfiorita. Bocciati dal centrosinistra che rilancia invitando i partiti ad una sorta di conclave dove però Fdi – ha fatto sapere – non parteciperà. “Oggi incontro tutti”, dice Matteo Salvini che poi aggiunge: “Il mio tentativo è dialogare, ma per farlo bisogna essere in due. Se mi siedo a un tavolo e mi dicono, ‘sono pronto a dialogare ma qualunque nome tu mi faccia è no’, allora si capisce che è un dialogo un po’ particolare. Noi dei nomi li abbiamo fatti. Speriamo che ce ne sia uno di questi nomi che vada bene, dopo 30 anni uno non di sinistra”. Elisabetta Casellati, “seconda carica dello Stato”, è stata tenuta fuori dalla rosa perché “non ha bisogno di essere candidata” e “non ha bisogno che la sponsorizzi io, se uno la chiama penso sia a disposizione”, risponde Salvini ospite ad Agorà su RaiTre. Ma il nome della presidente del Senato ha fatto alzare la tensione tra gli schieramenti politici: il Pd non la considera votabile e il segretario del Carroccio non molla l’idea provando l’elezione di Casellati già alla quarta votazione, con il sostegno di parte dei 5Stelle o Matteo Renzi. Che però commentando le voci secondo cui Italia viva potrebbe sostenerla al Quirinale in cambio della presidenza del Senato, replica: “È un’ipotesi che non esiste. Draghi e Casini restano le scelte migliori”. Intanto, alcune mosse di Conte, dal no a Draghi al Colle alle trattative poco trasparenti portate avanti con Salvini, hanno fatto insospettire Enrico Letta.

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