“Magari si facesse come nella Cina comunista” Ricciardi senza ritegno prima sputa sulla Gran Bretagna, poi di eccita per la dittatura di Pechino

Una mezza crisi di nervi, quella di Walter Ricciardi, che sbotta a Coffee Break, il programma del mattino in onda su La7. Già, mister lockdown – lo abbiamo ribattezzato così per l’incredibile numero di volte in cui è tornato ad invocare la serrata – proprio non tollera quanto stabilito da Boris Johnson nel Regno Unito: addio green pass, mascherine e smart-working, da subito. Insomma, fine-pandemia.

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E figurasi se Ricciardi, il consulente di Roberto Speranza e presidente della Federazione Mondiale della Sanità Pubblica, può accogliere positivamente una mossa come quella del governo britannico. “Sono ammattiti, l’Inghilterra è un paese da non prendere in considerazioni. Noi abbiamo avuto quasi 9 milioni di casi, loro 16 milioni, noi abbiamo avuto 140mila morti, loro ne notificano 153mila ma in realtà sono più del doppio, il loro modo di riportare i morti è assolutamente diverso dal nostro. È un paese assolutamente da non imitare, di fatto rimuovono psicologicamente la pandemia e poi si ritrovano con questi dati”, attacca in studio da Andrea Pancani.

Eppure, anche Pancani non può fare a meno di far notare a mister lockdown come, in Italia, soprattutto i vaccinati fatichino a digerire il fatto di essere soggetti a restrizioni, nonostante le dosi di siero che si sono inoculati. Ma niente da fare, Ricciardi replica: “Non è stato spiegato bene che il vaccino salva la vita, se non fossimo vaccinati avremmo una percentuale di morti di dieci volte superiore. Altro che 400 morti, ne avremmo 4mila al giorno. Il vaccino è una procedura salvavita, non protegge completamente dall’infezione, ma chi ha l’infezione da vaccinato ha un decorso assolutamente blando. Chi oggi non è vaccinato va in ospedale”. In verità, tutto ciò è stato spiegato molto bene, tutti lo condividono: ciò che non tutti condividono sono le restrizioni. Ma niente da fare, il concetto non arriva.

E ancora, si parla di tamponi: in molti ormai criticano l’eccesso di ricorsi al test. Ovviamente non Ricciardi, che chiede tamponi a tappeto: “I tamponi servono, testare e tracciare è importante. Ma non serve fare i tamponi per andare sul luogo di lavoro o in discoteca, che è un ambiente terribile per la propagazione del virus. Come sistema di tracciamento e di testing servono eccome. Anzi la strada maestra sarebbe quella di testare la stragrande maggioranza degli italiani, di isolare i positivi e se ne potrebbe uscire in otto giorni. Tutti dicono che è impossibile da fare questa operazione, ma in realtà costa un millesimo rispetto alla perdita economica che abbiamo oggi. Se noi fossimo in grado, come i cinesi, di testare 10 milioni di persone per un caso…”, conclude sospirando. Già, ora Ricciardi esalta pure il modello cinese.

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3 comments
  1. In Cina aspettano lui e Speranza a braccia aperte!
    Mi chiedo come il governo non intervenga su affermazioni del genere: saranno mica tutti complici?!🤔

  2. Vorrei dire a sto fenomeno che mi sono ammalato e sono poi guarito in 3 giorni, a casa, senza ospedale, terapia intensiva e intubazione…

    Basta sapersi curare bene, senza tachipirina.

    Per cui vada a raccontarle da un’altra parte le sue cazzate!

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