Il nostro obiettivo è di punturare per altri 10 anni: il boss della Pfizer lo dichiara impunemente ai suoi padroni di Goldman Sachs

Omicron ha spiazzato anche il numero uno al mondo nella guerra al coronavirus: Pfizer. Lo ha confessato il presidente del colosso farmaceutico, Albert Bourla, il giorno dell’Epifania durante una video conferenza con la banca d’affari Goldman Sachs. Con la variante Delta in corso infatti l’azienda aveva considerato- ha spiegato Bourla al manager della divisione ricerca di Goldman Scahs , Chris Shibutani, che glielo chiedeva- di preparare la produzione per una terza dose di vaccino in tutto il mondo e poi una rivaccinazione in autunno. Ma “ciò che complica la situazione oggi è Omicron, che ci fa chiedere se abbiamo bisogno di una quarta dose rapida prima di procedere con il piano di vaccinazioni annuali. Già oggi Omicron ha spinto a dare la terza dose non a sei mesi come era inizialmente previsto, ma a tre. E questo cambierà drasticamente il panorama”.

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Che non è solo una questione di orizzonti, ma di capacità produttiva della stessa Pfizer che non aveva in programma una serie così ravvicinata di dosi di vaccino. Tanto più se si procede di corsa e il vaccino deve restare quello attualmente a disposizione. Bourla ha spiegato agli investitori di Goldman che “sicuramente avremo un vaccino efficace contro Omicron. La domanda è se lo useremo o no. Ci stiamo muovendo a tutta velocità e anche se non ho visto in questo momento i dati da laboratorio, sulla base di quello che abbiamo già fatto in passato posso affermare che avremo un vaccino efficace su Omicron entro la scadenza che avevamo ipotizzato: fine marzo. Non so rispondere però alla domanda se ne avremo davvero bisogno a partire dal mese di aprile. Siamo sicuramente fiduciosi che ci sarà e sarà molto efficace e che saremo nell’anno in grado di produrlo in miliardi e non milioni di dosi. Però non so se ci sarà quella necessità o altre, perché sto già vedendo emergere dopo Omicron numerose altre varianti…”.

Il gran capo di Pfizer parlando con investitori finanziari che devono decidere se, come e quanti soldi impiegare in azioni della sua azienda farmaceutica, ha spiegato le sue certezze e confessato anche domande a cui in questo momento non sarebbe in grado di rispondere. L’azienda era appunto organizzata per produrre destinata al mercato mondiale una terza dose e per iniziare a fine 2022 quello che sarebbe un richiamo annuale se non per tutti almeno per le fasce di popolazione più fragili per età o malattie pregresse assai simile a quello che viene regolarmente fatto per i virus dell’influenza. Ora l’emergere della necessità di una quarta dose per combattere Omicron ed eventuali altri richiami da fare in emergenza quest’anno, l’idea della vaccinazione annuale sembra spostarsi ai nastri di partenza del 2023. Ma qualche certezza Bourla ha: “Una prima è che il virus non andrà via e presumiamo che resti per un decennio. Sarà endemico ovunque, ha e avrà la capacità di creare varianti quindi vivrà, in un modo o nell’altro, insieme al genere umano per gli anni a venire. Questo è quel che crede la maggioranza degli scienziati e anche quella dei principali opinion leader. La seconda certezza che abbiamo è che la protezione immunitaria con le varianti che conosciamo e ora pare anche con Omicron, è di durata breve, sia con il vaccino che con l’infezione naturale: pochi mesi, sempre meno. Per questo si è fatta strada l’idea di una quarta dose almeno prima di procedere con la regolare vaccinazione annuale”. 

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